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L'Apocalisse si abbatte su Roma in «Suburra» di Stefano Sollima

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L'Apocalisse si abbatte su Roma in «Suburra» di Stefano Sollima

È quantomeno curioso che le dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma abbiano anticipato di pochi giorni l'uscita nelle sale di «Suburra», film che racconta di un'altra “apocalisse” avvenuta nella capitale. Ambientato nel novembre del 2011, «Suburra» descrive i giorni che precedono la caduta del governo e, parallelamente, immagina che nello stesso periodo il Papa abbia maturato la decisione di abbandonare il soglio pontificio.

Cataclismi, reali e simbolici, al centro di una città segnata dal potere e dalla criminalità, dalla speculazione edilizia e dalle guerre tra bande di strada.
Seguendo diversi personaggi, Sollima cerca di costruire un ritratto a tutto tondo di un mondo corrotto e violento, dove ogni singola storia finirà inevitabilmente per incrociarsi con le altre. Il regista, al suo secondo lungometraggio dopo «ACAB» ma forte di un'esperienza televisiva che comprende le serie «Romanzo criminale» e «Gomorra», dimostra di saper gestire bene una narrazione corale, pur alternando guizzi degni di nota a momenti più didascalici.

Nonostante sia contrassegnato da una serie di metafore fin troppo esplicite, è un lungometraggio capace di scuotere, coraggioso e valorizzato da alcuni personaggi scritti con cura: in primis, quelli interpretati da Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola. Tratto dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini (il titolo fa riferimento a un quartiere dell'antica Roma dove il potere e la criminalità s'incontravano segretamente), «Suburra» (che diventerà presto anche una serie tv) è un film da vedere, seppur la conclusione non sia all'altezza delle notevoli aspettative create in precedenza.

Particolarmente atteso è anche «The Lobster» del greco Yorgos Lanthimos, presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes.

Siamo in un futuro distopico, dove ogni essere umano è costretto a vivere in coppia. David (Colin Farrell) è un uomo come tanti, rimasto single dopo una lunga relazione, che viene mandato in un albergo misterioso. Qui avrà un periodo di tempo prefissato per trovare una partner: se non riuscirà nell'intento, verrà trasformato in un animale a sua scelta.

Vincitore del Premio della giuria sulla Croisette, è un prodotto originale e suggestivo, ma vittima delle sue troppo alte ambizioni. Inizialmente coinvolgente, grazie soprattutto a un soggetto di notevole spessore, il film si perde in eccessivi ghirigori narrativi, che rendono il copione troppo macchinoso e fin irrisolto. Lanthimos fatica a portare a compimento gli interessanti spunti di riflessione messi in campo (soprattutto nel confronto tra la società fantascientifica che viene descritta e la nostra realtà di tutti i giorni) e il risultato è un grande film mancato, un'occasione quasi del tutto sprecata.

Infine, una segnalazione per il leggerissimo «Lo stagista inaspettato» di Nancy Meyers con Robert De Niro. L'attore interpreta un settantenne che ha scoperto che la pensione non è come la immaginava, e decide di rimettersi in pista come stagista in una nuova società. Inizialmente la fondatrice (Anne Hathaway) è diffidente nei suoi confronti, ma finirà presto per ricredersi. Insipida commedia che mostra subito tutte le sue carte e arriva alla conclusione col fiato corto: la divertente situazione iniziale lascia presto spazio a una narrazione piatta e prevedibile, il ritmo ne risente e sono diversi i momenti di stanca nella seconda parte. Anche De Niro e Anne Hathaway non sembrano crederci praticamente mai.

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