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Dossier Jude Law: «Che fatica recitare nei panni di un Papa»

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Dossier | N. 36 articoliFesta del Cinema di Roma

Jude Law: «Che fatica recitare nei panni di un Papa»

«La cosa più difficile nell'interpretare un papa? Vestire i sui panni». Parola di Jude Law, attore inglese dalla vita movimentata, padre di cinque figli, da tre mesi sul set di `The Youngh Pope´, il film per la tv di Sky e Hbo diretto da Paolo Sorrentino e protagonista ieri di uno dei più gettonati incontri ravvicinati con il pubblico della Festa del cinema di Roma.

Ha evitato red carpet e photocall
Dopo aver evitato red carpet e photocall, lasciando a bocca asciutta molti fan arrivati all'Auditorium con la speranza di vederlo, Law ha ricostruito, sollecitato dalle domande di Antonio Monda e con l’ausilio di alcune clip, tutta la sua carriera, accettando poi di rispondere anche a due domande sul set di Sorrentino. «Il mio più grande impegno - ha raccontat0 - è quello di non sciupare l'abito papale, così mi siedo solo qualche volta su un trespolo e sto circa 14 ore in piedi”.

Due volte candidato all’Oscar
Due volte candidato all'Oscar per Il talento di Mr. Ripley e Ritorno a Cold Mountain, entrambi di Anthony Minghella, Law ha recitato anche per Mike Nichols (Closer), Steven Spielberg (A.I. - Intelligenza artificiale), Sam Mendes (Era mio padre), Steven Soderbergh (Contagion, Effetti collaterali) e Martin Scorsese (The Aviator, Hugo Cabret). Di A.I. - Intelligenza artificiale di Spielberg ha raccontato: «Era una sceneggiatura rielaborata da Stanley Kubrick che avrebbe dovuto essere il produttore. Poi Kubrick è morto e volevamo dedicargli il film. Chi è Spielberg? Un uomo che ha una grande disponibilità, che accetta la tua collaborazione e i tuoi consigli. Una cosa non da poco».

Amo poco riguardare i miei film
Sui suoi film del passato dice: «Amo poco riguardare i miei film e poi, quando vedo degli errori, penso che in fondo ero anche più giovane». Interpretare personaggi storici, dice, «è un viaggio interessante che ti fa imparare molto della storia. Un modo per crescere, come accade quando lavori con grandi registi che nel mio caso hanno corretto la mia iniziale recitazione d'istinto». E i ruoli da cattivo o da buono? «Quando reciti - risponde Law - non giudici. E poi nessuno è cattivo o si ritiene tale. Dipende comunque dalla capacità di trovare un equilibrio».

Sono un uomo fortunatissimo
Parlando del suo lavoro spiega: «Sono un uomo fortunatissimo. È un lavoro che ti permette di stare in città diverse per mesi e mesi. Cosa ci può essere di più bello?”. La differenza tra il cinema europeo e quello statunitense? “Semplice - dice l'attore londinese, classe 1972 - la differenza sono i soldi. Se hai tanti soldi li spendi. E' evidente. Quando si ha tempo illimitato e soldi illimitati si lavora sicuramente con un altro spirito”.

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