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Dossier Il corpo di Evita come metafora della storia recente dell'Argentina

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Dossier | N. 36 articoliFesta del Cinema di Roma

Il corpo di Evita come metafora della storia recente dell'Argentina

Del tormentato rapporto tra il corpo del leader e il popolo sono pieni i libri di storia. Ma anche i manuali di sociologia per le implicazioni che una figura carismatica continua ad avere sulle masse anche dopo la sua morte. E i suoi resti con lui. O meglio con lei perché al centro del terzo lungometraggio dell'argentino Pablo Aguero c'è una delle figure più carismatiche dell'intera America Latina: Eva Peron.

Stiamo parlando di un personaggio che ha segnato la storia dell'Argentina del secondo Dopoguerra. Prima da viva, grazie alle sue battaglie politiche (una su tutte il riconoscimento del diritto di voto alle donne) che hanno rappresentato la bussola per milioni di suoi concittadini e hanno inciso nel profondo sulle scelte di governo del marito, il generale Juan Domingo Peron. E poi da morta, per le vicissitudini che hanno accompagnato la sua salma per circa un quarto di secolo: trafugata dai militari su ordine del generale Aramburu, seppellita in un luogo ignoto grazie alla compiacenza delle gerarchie vaticane e poi misteriosamente ricomparsa.

È su questa vicenda che si focalizza Eva no duerme. Mettendo in luce innanzitutto chi, quando e come ha partecipato alla sparizione del corpo e accendendo un riflettore su come quegli eventi abbiano avuto un ruolo determinante nella nascita del regime di sangue e terrore che ha sconvolto l'Argentina fino al 1981. Il film parte dalla morte di Eva, all'età di 33 anni, nel 1952 e segue i 24 anni successivi che sono trascorsi fino al suo ritrovamento.

Nel farlo Aguero ricorre a due tecniche quasi contrapposte per intrecciare la storia di Evita con quella del paese sudamericano. Da un lato, adotta lunghi piani sequenza in interni bui e spogli, con un frequente ricorso alla voce off, colori desaturati e abbondanza di chiaroscuro che da' una forte connotazione teatrale alle quattro fasi 'private' che scorrono sullo schermo: la preparazione della salma (grazie a un trattamento di tassidermia durato 4 anni e capace di assicurarne per sempre la 'bellezza dormiente'), il suo rapimento per mano della Marina militare, l'uccisione del generale Aramburu a opera di un gruppo di militanti di sinistra e la ricomparsa delle sue spoglie qualche mese prima del Colpo di stato del 1976 e alla dittatura della Giunta militare guidata da Videla che avrebbe insanguinato i cinque anni successivi. Dall'altro - e veniamo alla seconda tecnica - Aguero inserisce una serie di immagini di repertorio che ci aiutano a capire la dimensione 'pubblica' di Eva Peron. A cominciare da chi fosse e quali sentimenti avesse generato in milioni di cittadini argentini anche molti anni dopo la sua morte.

Ne viene fuori un film politico nel senso più elevato del termine. Sia nelle intenzioni che negli effetti. Un'opera che merita indubbiamente di essere vista se si vuole provare ad avere un quadro finalmente di insieme. Innanzitutto sul peronismo o meglio sui diversi peronismi che si sono succeduti. Ma più in generale sull'intera storia recente dell'Argentina. Con tutte le ferite che l'hanno segnata e che ancora oggi non hanno smesso di sanguinare.

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