Cultura

L'istinto che corre con la tecnica

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Arturo Benedetti Michelangeli

L'istinto che corre con la tecnica

Milano, Santa Maria delle Grazie, antica sede dell'Inquisizione. Il complesso monumentale, con la cupola del Bramante e Il Cenacolo di Leonardo affrescato nel refettorio, porta i visitatori nel cuore del Rinascimento. La basilica ha un'acustica perfetta, tanto che un predicatore potrebbe minacciare pene infernali o promettere beatitudini celesti senza amplificatori. Come nei secoli che furono.

Sarà qui, in chiesa, che si ricorderà il prossimo 22 ottobre Arturo Benedetti Michelangeli, uno dei sommi pianisti contemporanei, scomparso nel 1995. La serata, con un concerto e la proiezione del film a lui dedicato per la regia di Nino Bizzarri (già trasmesso da Rai 1 nel giugno scorso), coincide con l'inaugurazione dell'anno sociale 2015-16 del Centro Culturale alle Grazie. Tra gli altri prenderà la parola, per aprire l'incontro dal titolo Arturo Benedetti Michelangeli: una vita per la perfezione, Gianni Festa, direttore del ricordato Centro. Un domenicano animatore di lodevoli iniziative culturali.

Di quanto è stato detto sul celebre pianista, del vuoto lasciato, del mito diventato e di una tecnica inimitabile rende perfetta testimonianza il film. Solitario, francescano e perfezionista, elegante nei gusti, immaginifico (come il caro D'Annunzio) nei percorsi che conducono alle radici di un'arte, Michelangeli resta l'interprete che meraviglia ancora. Quel poco che ha rivelato di lui è nella musica; quel tanto che si ambirebbe svelare va tuttora cercato sotto i tasti del suo pianoforte. Frequentava gli abissi delle note, dialogava con le ragioni che le avevano create, faceva parte di quella rarissima schiera di artefici che utilizzano l'istinto quando l'intelligenza si smarrisce. Chi scrive gli chiese in un incontro del 1994 perché la sua interpretazione del primo movimento della Sonata in do maggiore di Baldassarre Galuppi si distingue da ogni altra. Non rispose con frasi di circostanza o per questa o quella ragione, fece soltanto capire che le note in questione custodivano qualcosa da ricreare. Forse Venezia o probabilmente un dialogo, una lacrima, impossibile stabilirlo; tuttavia egli fiutava l'impercettibile ai sensi. Altri interpreti non si erano accorti o, anche se fosse loro capitato, non possedevano la tecnica miracolosa che mostra nostalgie o singhiozzi, che concretizza i ricordi o accarezza un sortilegio.

Michelangeli non spiegava con frasi tornite, era avaro di parole. Qualche aggettivo, un termine e tanto silenzio, niente più; il tutto sorretto da un guizzo dei magnetici occhi: era lì la vera risposta. I suoi discorsi cominciavano e finivano sulla tastiera del pianoforte, strumento del quale era principe assoluto e con cui si era immedesimato. Sovente ai grandi sfugge il soggetto che hanno rappresentato perché è impossibile trattenere l'arte: Michelangeli lo sapeva e diventava lui stesso la musica e lo strumento, forse per non privare gli ascoltatori del messaggio che i sensi non sanno ghermire. Fu questa la sua vera ossessione? Impedire che una musica possa dissiparsi sotto le mani? Se annuite, aggiungiamo che per questo soffrì. Per la medesima ragione visse in una dimensione privilegiata, sconosciuta ai più.

Mario Luzi in uno scritto recentemente ritrovato (sarà in una plaquette distribuita la sera del 22 ottobre, insieme a un disco con esecuzioni di Michelangeli offerto dai padri domenicani ai presenti) ha notato: «Non avevo mai sentito il pianoforte rispondere così al tocco di un pianista». Una giovane violinista allieva di Accardo, una delle grandi promesse del nostro tempo, Anastasiya Petryshak, ci confida: «Ammiro la sua continua ricerca della perfezione tecnica, timbrica ed estetica e la sua raffinatezza interpretativa». Poi, rammentando i ricordi di Accardo, aggiunge: «I particolari diventano rivelazioni». Il discorso si fa lungo. Accardo testimonia nel film che verrà proiettato alle Grazie, insieme a Paolo Andrea Mettel, amico e fiduciario del maestro negli ultimi lustri, ora presidente dell'Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del Mondo, ove vive una sezione dedicata a Michelangeli.

Sono passati vent'anni dalla scomparsa ma la sua presenza è incancellabile. Ha amato talmente la musica che la forza di quell'amore non tace. Ritorna in ogni ricordo. In ogni ascolto.

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