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Dossier Riccardo Muti: «Sono io il maestro di Youth»

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Dossier | N. 36 articoliFesta del Cinema di Roma

Riccardo Muti: «Sono io il maestro di Youth»

Riccardo Muti è apparso rilassato e gioviale ieri sera al Festa del Cinema. Ha incantato la sala Petrassi dell’Auditorium parco della musica di Roma, non con la musica ma con la sua calma e la sua ironia: «Alla mia età ormai dico quello che penso». Protagonista di uno degli “Incontri ravvicinati” organizzato dal direttore artistico della Festa del cinema, Antonio Monda, ha parlato del rapporto tra musica e cinema e ha raccontato aneddoti personali.

Al regista di Youth ha ispirato il personaggio di Michael Caine
Dopo la proiezione di uno spezzone di Youth di Sorrentino ha infatti ammesso di aver ispirato il regista per il personaggio di Michael Caine,che rifiuta di dirigere l'orchestra per la regina Elisabetta d'Inghilterra : «Venni invitato a Buckingham Palace per i 60 anni del principe Carlo: il programma era pronto da un anno; un mese prima mi chiesero più volte di cambiarlo. Alla fine ho detto che se volevano un direttore d'orchestra ero pronto, ma se preferivano un intrattenitore dovevano chiamare un altro».

Qualità della musica, l'arte misteriosa
«Anche se un quadro fa schifo, una persona se lo mette in casa e poi magari lo vende. Con la musica non è così - ha continuato - la vita è già difficile, e non si può sentire della musica brutta. È normale che si preferisca la Traviata. Ma io non sono certo un reazionario». Quella di Muti non è una critica alla musica moderna, quanto una riflessione sulla qualità della musica. La musica è un'arte misteriosa perché «Non si può toccare, non ha quantità, non è misurabile perché viene sempre alterata dalla sensibilità di chi la esegue (...) ammetto di pensare a una realtà trascendente. Altrimenti non sarebbe spiegabile un fenomeno come Mozart».

Nino Rota e la nuova linfa della musica
Sulle immagini de Il Padrino di Coppola, il pensiero non può che andare, con amarezza a Nino Rota: «Aveva la qualità di creare dei temi, che poi sono diventati parte del mondo, ha diffuso l'idea di una Italia severa, problematica, malinconica, senza folclore. Purtroppo un certo establishment lo ha sempre considerato poco. In realtà è il rapporto tra compositori e pubblico che si è rotto da tempo». E sul futuro della musica ha detto: «Spero molto nell'integrazione sociale, i popoli che migrano a un certo punto porteranno linfa nuova alla vecchia Europa, anche per la musica».

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