Cultura

Arriva l'arma totale

  • Abbonati
  • Accedi
Fuori collana

Arriva l'arma totale

Ci sono quei giocatori che si meritano ogni definizione che li esalti e li consacri. Campioni. Superstar. Fenomeni. Leggende. E poi ci sono quei giocatori del tipo Evoluzione della Specie, che sono un'altra cosa. All'altarino di Allen Iverson, per dire, ci inginocchiamo ancora quotidianamente, ma il modello del piccoletto tutto cuore-grinta-e-velocità si era già visto, da Isiah Thomas a Nate “Tiny” Archibald. Prima di Shaquille O'Neal c'era comunque stato Wilt Chamberlain. Perfino Michael Jordan – perdonateci la blasfemia – è stato la sublimazione assoluta di una matrice di giocatore che aveva già espresso precedenti versioni, da David Thompson a Julius Erving.

Un'altra cosa sono i giocatori Evoluzione della Specie. Perché all'inizio degli anni Ottanta se sei alto 205 centimetri non giochi playmaker. Magic Johnson l'ha fatto per primo, splendido testimonial di darwinismo applicato alla pallacanestro. Idem per Kevin Garnett a metà anni Novanta. Quando porti a spasso 210 centimetri e hai la ferocia agonistica di un tagliagole, il tuo posto è sotto canestro, a fare a mazzate con gli altri big; non porti il tuo avversario a 5-6 metri dal canestro per infilzarlo con un tiro perfetto. Poi è arrivato Kevin Durant: misure simili, ma un esterno in tutto e per tutto, con velocità, penetrazioni e tiro di un piccolo. E così arriviamo ad Anthony Davis.

Vicino ai 210 centimetri, con 7 chili di corazza recentemente aggiunti al quintale del suo telaio, più il solito, impressionante 10 per cento di grasso corporeo. Tutta l'estate non ha fatto altro che tirare da tre punti su indicazione del suo nuovo allenatore ai Pelicans, Alvin Gentry, che ne vuole fare l'arma totale. Un giocatore così non si è mai visto prima. Watch out.

© Riproduzione riservata