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Max Gazzé diventa Maximilian: «Canto gli imprenditori vittime…

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intervista

Max Gazzé diventa Maximilian: «Canto gli imprenditori vittime della crisi (raccontati dal Sole 24 Ore)»

«C'è una tua fotografia/ nel Sole 24 Ore/ e due brevi trafiletti/ e come l'albero d'autunno/ lasci foglie sull'asfalto/ ad ammucchiarsi contro i muri». Il soggetto intorno al quale ruotano questi versi è un imprenditore di quelli all'antica, con un fortissimo senso della dignità. Tartassato («sarà il fisco, sarà il caldo»), vittima della crisi, forse di un fallimento, decide di farla finita con un «improvviso volo». Storie come questa ne abbiamo lette tante nelle cronache degli ultimi sei anni, complicatissimi per il nostro Paese. Non era mai accaduto – almeno a memoria nostra – che diventassero materia di canzoni.

Succede ora con «In breve», crepuscolare ballata chitarristica tratta da «Maximilian», ultimo album di Max Gazzé in uscita per Universal venerdì 30 ottobre. Un titolo che fa inevitabilmente riferimento al fatto che questi episodi tristissimi, compressi nel tritacarne dell'informazione, finiscono spesso ai margini della pagina scritta che non riesce a restituirne fino in fondo la tragedia. «La vicenda di un uomo che compie un gesto simile – spiega il cantautore e bassista romano – è di una complessità enorme. Non basterebbero libri interi per raccontarla in tutto il suo dramma, ma ironia della sorte, o forse proprio perché siamo di fronte a qualcosa di troppo grande, di lui e della sua storia non resterà che qualche breve trafiletto di giornale». Il brano «In breve» rappresenta uno dei momenti più intensi dell'undicesima uscita discografia di Gazzé che cade esattamente a distanza di vent'anni dall'esordio. In un certo senso significa ripartire da zero: «“Maximilian” – racconta il musicista – doveva essere qualcosa di molto diverso da quello che appare oggi.

Pensavo a un disco di musica elettronica, un progetto sperimentale interamente realizzato con i sintetizzatori che da sempre affollano il mio studio di registrazione». Da pubblicare «a firma di Maximilian, il mio alter ego che vive fuori dal tempo e si veste come un nobile del Settecento, uno che prende spesso il sopravvento su quello che faccio e su come lo faccio». La collaborazione con Daniele Silvestri e Niccolò Fabi sfociata nell'album dell'anno scorso «Il padrone della festa» ha però cambiato le carte in tavola: «Terminata quell'esperienza – prosegue Gazzé – mi sono accorto di avere nel cassetto parecchie canzoni che sarebbe stato un peccato lasciare da parte, perché sono del parere che quando hai un pezzo nel quale credi non ha senso rimandarne la lavorazione». E così Maximilian del progetto originario ha conservato soltanto il titolo, trasformandosi in un disco di canzoni. A partire dal singolo «La vita com'è», particolarissimo twist che mescola atmosfere fiatistiche da mambo italiano anni Cinquanta a suggestioni zingaresche. Tiratissimo ritmo in levare: «L'intento – precisa Gazzé – era omaggiare lo ska anni Ottanta, gruppi come Madness e Specials di cui sono un grande fan».

Melodia accattivante da perfetto tormentone à la Max Gazzé che fino a questo momento è valsa al brano un'ampia copertura radiofonica e 1,8 milioni di visualizzazioni su YouTube. Ma l'ambizione di «Maximilian» si spinge molto oltre. Nel disco le citazioni abbondano, alcune delle quali alte: pensi a Fabrizio De André quando ascolti «Nulla» (progressione armonica che ricorda «Un ottico») e la stessa «In breve», riconducibile alla tradizione di brani come «Amico fragile» e «La domenica delle Salme». Scelte consapevoli? «Negli anni Ottanta, – risponde Gazzé - quando ho cominciato a fare musica in giro per il Belgio ascoltavo soprattutto artisti internazionali, come facevano un po' tutti. Poi c'erano momenti in cui mi chiudevo in camera e mi concentravo sui cantautori, anche per non perdere il legame con l'Italia. Certe cose ti restano dentro, diventano parte di te. Dai cantautori mio fratello Francesco e io abbiamo preso la centralità del ruolo della parola nel lavoro di scrittura delle canzoni». Il potenziale di «Maximilian» come disco di canzoni è molto grande. Ma sentiremo mai un album del Maximilian sperimentatore elettronico? «L'idea – risponde il cantautore – è quella di concedergli sempre più spazio, portarlo a una specie di carriera solista. Ma forse neanche ce n'è bisogno: Maximilian lo spazio se lo prende». È la variabile impazzita dell'arte di Gazzè, quello che da vent'anni a questa parte lo rende completamente diverso da tutto ciò che in Italia etichettiamo come pop.

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