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Noir infinito

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RANE

Noir infinito

Europa, Sedicesimo e Diciassettesimo secolo. Nel mezzo della disputa fra Riforma e Controriforma, un problema infiamma il dibattito intellettuale: «La linea indivisibile de' matematici». In due parole: lo spazio è infinitamente divisibile, oppure esistono degli elementi non più separabili che lo fondano – degli atomi matematici? Sembra impossibile che un argomento tanto astratto abbia potuto sconvolgere gli animi di un intero continente, con enormi ripercussioni politiche e religiose. Eppure: nel suo saggio Infinitamente piccoli lo storico Amir Alexander ne illustra con chiarezza i motivi. Il libro ha tutte le caratteristiche di un noir intellettuale. Da una parte abbiamo i “buoni” (i sostenitori della matematica infinitesimale, fra cui Galileo, Cavalieri, Torricelli e John Wallis) e dall'altra i “cattivi” (i suoi negatori: sostanzialmente i gesuiti, ma anche figure notevoli come Thomas Hobbes). Il terreno di scontro: università, monasteri, papato e corti europee. E la posta in gioco: l'intera struttura del mondo moderno.

Infatti, parteggiare per l'infinitamente piccolo non andava solo contro la dottrina aristotelica: con la sua teoria ricca, innovativa e paradossale era anche una sfida al sogno cattolico di un cosmo ordinato una volta per tutte, dove la gerarchia era naturalmente legittimata. È la spia di una battaglia molto più vasta e cruciale: adesione all'autorità e radicalismo religioso contro libertà d'indagine e tolleranza del dissenso. Ossessionati dal bandire una tesi che trovavano pericolosissima per l'ordine costituito, i gesuiti fecero dunque terra bruciata. La loro “condanna degli indivisibili” nel 1632 contribuì a ridurre l'Italia, da luogo fervido di idee e ricco di grandi figure del pensiero, a un ambiente conservatore e soffocante. Come spesso accade, la storia della scienza nasconde dunque una storia di potere; ma il fatto che un dettaglio così infinitamente piccolo ne sia un aspetto chiave dà la misura di quanto la scienza possa non solo di descrivere la realtà, ma anche sovvertirla. Scrive Alexander che quando la lotta era al culmine «i combattenti di entrambe le parti erano convinti che la risposta avrebbe dato forma a ogni aspetto del mondo moderno in procinto di venire alla luce». E così fu: fuori dalla penisola il dogmatismo totalitario dei gesuiti venne sconfitto, e (anche) grazie alla difesa degli infinitesimi il metodo scientifico, lo sviluppo di nuove idee e una visione più libera del cosmo progredirono di pari passo.

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