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Due versioni, maschile e femminile, per la «Sagra della…

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Danza

Due versioni, maschile e femminile, per la «Sagra della primavera»

Alle infinite versioni coreografiche de “Le sacre du printemps” che da cent'anni si sono succedute con gli esiti più diversi, si aggiunge ora quella trasgressiva e alquanto originale del danese Palle Granhøj (ospite al festival bolognese Gender Bender). Affrontare la celebre partitura di Stravinsky richiede maturità espressiva e genialità compositiva. La musica è talmente potente che vince sempre sulla danza.

Ciò non significa che anche la danza non possa essere da meno, ed esaltare ulteriormente la forza delle note e del suo tema compiendo l'ambita fusione tra movimento e musica. Ben vengano quindi nuovi approcci e versioni inedite, come nel caso di Granhøj, che ha creato un dittico, fruibile anche separatamente: una versione maschile e una femminile dove il tema comune è la perdita dell'innocenza e il passaggio all'età adulta.

Per questa operazione il coreografo ha voluto spezzare la musica con delle lunghe pause, per creare delle azioni ampliando l'eco dei movimenti, così da poter sostanziare drammaturgicamente il sacrificio e la morte dell'Eletta, e qui anche dell'Eletto, che diventa un rito d'iniziazione. Ma, rompere il flusso musicale del “Sacre” significa mutilare l'ascolto e la partecipazione emotiva, a scapito anche della visione. Ed è soprattutto per questo motivo che entrambe le versioni perdono, sfaldandosi, in forza espressiva.

La variante femminile, “Rose: Rite of Spring - Extended 2”, è dominata dal colore rosso degli abiti eleganti, mentre quella maschile, “Rite of Spring – Extended, è con gli interpreti in smoking che muteranno in abiti casual e in pantaloni e camicia. Con denudamenti in entrambi le trasposizioni. L'inizio è ritmato dall'ingresso degli uomini schierati frontalmente che battono all'unisono dei piccoli bastoni con sempre maggiore velocità sino a simulare un orgasmo: un marchio di virilità da imporre al ragazzo in tuta e felpa che si presenterà subito dopo, iniziandolo con dei guantoni da boxer a lottare con gli altri e via via a modificare la sua misurata danza con un'altra più virile per essere ammesso in quella cerchia adulta più simile ad una setta che ad una gruppo con un'identità credibile.

In un'atmosfera ad alto tasso di testosterone altri riti e cerimonie si succederanno con sequenze ironiche, alcune didascaliche, e altre alquanto bizzarre: il capo che taglia i vestiti del giovane con un coltello per spogliarlo; il gruppo che lo accerchia e lo alza ignudo; il lavacro dentro una catino coprendosi di polvere bianca e assumendo pose scultoree; l'incitamento all'atto di autoerotismo mentre sulla schiena gli viene scritto col ketchup “To be or not to be… a man”, poi cosparso di rosso-sangue, fatto danzare forsennatamente su un tappeto di cellophan, e infine ripulito, vestito con lo smoking e consegnato al gruppo ormai uomo.

Nella trasposizione femminile prevale il passaggio puberale da bambina a donna, mentre la musica viene eseguita dal vivo nella versione pianistica. Anche qui stessa struttura, stesso procedimento narrativo, con due fanciulle giocose sottoposte a iniziazione brutale con il gruppo sensuale che dai tacchi a spillo passa alle scarpette di danza, ad abiti casual, tra cipolle sugli occhi, una cerimoniere in nero con dei rami in mano che dirige l'affiliazione, e abluzioni con latte, e fuoriuscite di sangue (finto). Insomma un magma eterodosso, allegorico, di stampo espressionista, dove però la danza non trova una sua piena specificità.

“Rose: Rite of Spring - Extended 2”, e “Rite of Spring – Extended, coreografia di Palle Granhøj in collaborazione con le ballerine e i ballerini, musica di Igor Stravinsky, pianista Maria Eshpai, Compagnia Granhøj Dans. All'Arena del Sole di Bologna per il festival Gender Bender 2015, fino al 13 novembre.

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