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Anime perse nella trance notturna di Roberto Castello

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teatro

Anime perse nella trance notturna di Roberto Castello

È un ritmo techno, martellante, ossessivo, invariato, quella che percuote e ipnotizza i nostri sensi. Una musica, un suono, dapprima urtante; poi, nel sussulto dei corpi al limite della trance dei cinque danzatori, sempre più coinvolgente. Una luce fredda scansiona le pareti disegnando tagli geometrici – corridoi, porte, angoli, strade – che salgono e scendono, che aprono e chiudono lo spazio scenico.

Tra buio e luce intermittenti, i danzatori, sempre in movimento e con la testa e le spalle abbassate, si posizionano, inizialmente in gruppo simili a zombie, poi scomposti, con posture e gesti sincro e in seguito difformi, scrivendo nei loro corpi vestiti di nero brevi spot del vivere quotidiano. Quello che genera affinità, desideri, conflitti. “In girum imus nocte et consumimur igni” (Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco)”, riporta il coreografo lucchese Roberto Castello della compagnia Aldes, ad una danza cinetica tesissima, rigorosa, cinematografica, con sprazzi grotteschi. Mentre una voce ripete e avvisa che la fine è vicina, – “the end is near” – gli interpreti (Giselda Ranieri, Valentina Sechi, Ilenia Romano, Stefano Questorio) si distribuiscono frontali, laterali, di spalle, in un continuo vagare notturno che li sorprenderà smembrandoli.

Da un'umanità collettiva si passa all'individuo; e intanto si intrecciano, si ostacolano, si sgambettano, si torturano, si trascinano, si bloccano. La reiterazione, tra spasmi e fluidità, trova cambi di gesti con ondeggiamenti del busto, disarticolazione dei muscoli, mani sugli occhi, braccia penzoloni, rotolamenti a terra, mentre la spossatezza si impadronisce dei corpi, ma senza cedimenti. Castello, ispirandosi all'omonimo film di Guy Debord del 1978 – in cui il regista usa immagini statiche per far progredire il discorso sui meccanismi della società dello spettacolo e del consumismo - trasfigura quel senso di perdita, l'inesorabile passare del tempo, l'alienazione e l'oppressione dell'individuo nella società moderna, con una coreografia costruita come un meraviglioso dispositivo scenico, dentro il quale ci cattura.

“In girum imus nocte et consumimur igni”,
di Roberto Castello, in collaborazione con la compagnia; luci, musica, costumi Roberto Castello. Produzione ALDES.
Alla Casa del Teatro di Faenza,
il 24 novembre;
al Teatro della Tosse di Genova per Festival “Danza Resistere e creare”,
il 29 novembre.

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