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X Factor, fuori Leonardo e Landlord, ma che ci fa Giò Sada al…

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X Factor, fuori Leonardo e Landlord, ma che ci fa Giò Sada al ballottaggio?

Dalla quinta puntata di X Factor - quella che prevedeva la doppia eliminazione – escono Leonardo e i Landlord ma la notizia vera è un'altra: Giò Sada, senza dubbio tra i concorrenti meglio strutturati e per questo più accreditati per la vittoria finale, si è ritrovato al ballottaggio, rischiando di tornarsene a casa anzitempo.

Quando ai meccanismi di una competizione si applicano le regole del televoto, possono accadere cose davvero strane. E se ne sono viste parecchie ieri sera su Sky Uno, in una puntata iniziata con un commosso omaggio alle vittime del 13 novembre, sulle note di «Imagine» di John Lennon cantata a lume di candela dai concorrenti di questa e delle precedenti edizioni. Di lì a poco si sarebbe esibito il maestro Franco Battiato, alle prese con il lancio della raccolta «Anthology – Le nostre anime»: ha cantato un brano immortale del suo repertorio, come «La cura», per quanto fosse evidentemente giù di voce. Preziosa lezione per i ragazzi: il mestiere ti insegna a sopperire anche a circostanze del genere.

Finisce la favola di Leonardo
Per farla franca ieri, serata di doppie eliminazioni, di mestiere ne serviva parecchio. Parecchio mestiere e pure un pizzico di fortuna. La prima manche, quella della «morte istantanea», con i concorrenti impegnati a cantare uno dopo l'altro un minuto di un brano a loro scelta, ha visto la fine della favola di Leonardo, il ragazzo nato in Romania 18 anni fa e arrivato in Italia quando di anni ne aveva sei. Si è difeso cantando «Stay with me» in mezzo a Landlord («Universo»), Davide («Iron Sky»), Urban Strangers («No church in the wild»), Enrica («Just like a star»), Giò Sada («Retrogade»), Luca («Take me to church») e Moseek («The Passenger»), tutti inappuntabili. Alla fine il concorrente della categoria Under Uomini di Mika ha pagato lo scarso appeal esercitato nei confronti del pubblico televotante.

Landlord, fuori senza pecche
La seconda manche si è conclusa invece con l'uscita di scena dei Landlord, band sofisticata che alle Audizioni sembrava la più completa della categoria di Fedez. Si sono cimentati con un'interpretazione filologica o quasi di «Metal and Dust» dei London Grammar. Probabilmente meglio di molti altri concorrenti rimasti in concorso, di sicuro meglio di alcune loro precedenti apparizioni. Cosa scioccante però è stata il fatto che al ballottaggio hanno dovuto vedersela con Giò Sada, il vero asso degli Over di Elio, uno che ha tutto quello che serve: voce, sensibilità interpretativa e fisico bestiale. E ha dato una prova superlativa con la sensuale «Sex on fire» dei Kings of Leon. Il pubblico però deve averci capito poco. All'uno contro uno finale Giò porta «Free fallin'», i Landlord «Youth» e tre giudici (Elio, Skin e Mika) si compattano a favore del primo, lasciando Fedez isolato a difendere il gruppo. Un peccato la loro uscita di scena, un campanello d'allarme per l'interprete pugliese che fino a ieri sembrava in pole position per la vittoria finale. Molto dipenderà dalle scelte future di Elio, giudice di riferimento.

Enrica frena, Urban Strangers in ascesa
Che altro si è visto? L'aspirante teen idol Luca è apparso finalmente a suo agio con «All of the Stars» di Ed Sheeran, pezzo che ben conosceva. Non sembravano invece in palla i Moseek su «Don't speak» dei No Dubt, cantata con evidente imprecisione. Discutibilissima la scelta di Skin di affidare a Enrica «Are you gonna go my way?» di Lenny Kravitz. Pezzi del genere non avrebbero bisogno di una grande voce, ma di indiscutibile sapienza interpretativa. E qui si è capito che la ragazza avrà anche una rara attitudine pop tendenza r'n'b, ma con il rock and roll c'entra poco. Peggio ancora se l'armamentario rock and rol deve essere quello un po' farlocco dei chopper che impennano e dei chiodi in finta pelle rossa della scenografia. Davide si conferma su livelli altissimi, alle prese con una pietra miliare della musica leggera italiana come «Vedrai vedrai» di Luigi Tenco. Troppi leziosismi nell'interpretazione vocale, come accusano alcuni giudici? In una versione jazzy di un classico ci può stare. «What I got» dei Sublime è un brano che riassume alla perfezione tutto ciò che gli Urban Strangers sono: una miscela tra riff acustici, armonie vocali e inserti rap. Hanno un unico limite: può accadere che ogni tanto scivolino. Ieri però non è accaduto. E se restano in piedi, arrivano fino in fondo.

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