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Mephisto, ovvero l'irresistibile ascesa di un attore nazista

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Teatro

Mephisto, ovvero l'irresistibile ascesa di un attore nazista

Con un fantasmagorico allestimento, una meticolosa regia, e un'acuta riscrittura del “Mephisto” di Klaus Mann, Luca Micheletti conferma ancora una volta una qualità di dramaturg come pochi in Italia, unita ad una qualità di attore tout court dalla forte presenza scenica e dai modulati registri vocali, che includono il canto. Se nella “Metamorfosi” di Kafka evidenziava all'estremo la trasformazione fisica del protagonista, qui Micheletti, proseguendo la sua appassionata ricerca della “metamorfosi dell'umano”, affronta quella etico-politica dell'artista. In chiave grottesca.

Ispirato alla carriera dell'attore Gustaf Gründgens - cognato di Mann - ribattezzato Hendrik Höfgen, il romanzo mette alla berlina il cinico e subdolo protagonista, attore di talento e senza scrupoli di coscienza, che stringe un patto con il diavolo mettendosi al servizio del regime nazista. Egli è il mentitore che vive la menzogna come unica realtà possibile. Crudele e divertente satira intorno all'ambizione dell'attore, l'opera è anche la parabola della sua interiorità, turbata, come quella di Faust, da tentazioni opposte: il bisogno di elevarsi attingendo alle vette dell'arte, i compromessi meschini a cui accondiscendere con il potere, il desiderio morboso di sacrificarsi per farsi strumento di creazione teatrale senza temere anche la degenerazione morale.

Attorno allo spregiudicato attore gravita un gruppo di artisti apparentemente senza speranza e senza scrupoli: l'insoddisfatta Lotte, attrice di provincia, alter ego dello stesso Mephisto e sua incarnazione femminile, disposta a qualunque cosa per coronare i suoi sogni di gloria; Juliette, una principessa della danza decaduta al rango di entreneuse; Miklas, un giovane attore militante nel teatro politico. E Lui, HH, il diavolo tentatore, affabile e lusinghiero. I loro rapporti con il Potere – che assume la maschera spaventosa di Göring – modificano i loro destini e tutti si troveranno a dovere o volere “cambiare pelle”, stravolgendo i loro ideali.

L'intervento analitico e contaminato di Micheletti del romanzo, è denso di rimandi, di aggiunte letterarie e riferimenti che condensano un'epoca – e spaziano in più epoche – richiamando, nella scrittura e nella relativa messinscena, generi, linguaggi e visioni: cabaret, espressionismo, classicità, includenti Goethe, naturalmente, Wedekind, Shakespeare e Brecht, la pittura di Grosz, il cinema di Lang e di Murnau; la musica di Grieg e di Schubert con le moderne percussioni rock di Roberto Bindoni; e, nell'interpretazione dello stesso Micheletti, ma senza farne il verso nelle intonazioni, incursioni attoriali alla Carmelo Bene e alla Gassman.

Riferimenti non peregrini considerando che è dell'attore che si parla, dei suoi vezzi, del suo ingombrante peso, della sua vocazione e della sua perdizione, del dibattersi tra verità e finzione, tra vita e arte, tra gloria e eccessi. Che trovano nell'oggi chiari segni del perpetuarsi di una condizione agonizzante. Fitto di sentenze sul teatro, di invettive, di dialoghi incalzanti e oscuri – come quello onirico del protagonista col suo diavolo ambiguo –, facendone un corpo a corpo col Male, questo Mephisto dionisiaco e circense, “scimmia del potere”, si rivela un verbale e caricaturale gioco al massacro che gronda sfrenatezza.

Gronda teatralità anche la scena, con grandi sipari, squarci sbilenchi di palchetti e poltrone poi divelte; di camerini e specchi; di costumi d'epoca ed effetti teatrali; di botole che si aprono per precipitazioni infernali; di scale per ascendere alle stelle tra miriadi di lampadine; di funi che calano dall'alto sospendendo, tra sfere argentate di pianeti, Höfgen vestito d'astronauta per le prove del Faust; di uno squallido motel per le sue sadiche prestazioni; e di una lussuosa auto d'epoca sulla quale arriva Lotte recitando il monologo dell'Elena di Troia, e poi citando Lady Macbeth. Ma tutto si riconduce, infine, all'”angelo caduto”, ormai umiliato e rinnegato dal Potere, che chioserà dicendo: “Ma cosa vogliono tutti da me? Perché mi perseguitano? Perché sono così feroci?”, ribadendo “Io sono solo un attore.” Magnifico il quintetto di interpreti: oltre a Micheletti, Federica Fracassi, Michele Nani, Massimo Scola, e Lidia Carew anche danzatrice.

“Mephisto. Ritratto d'artista come angelo caduto”, regia e drammaturgia Luca Micheletti, scene Csaba Antal, costumi Valentina Fariello, luci Cesare Agoni, musiche Roberto Bindoni. Produzione CTB Teatro Stabile di Brescia. Debutto al Teatro Sociale di Brescia, e a Milano, Teatro Franco Parenti, dall'1 al 13 dicembre.

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