Cultura

Barbara Hepworth nel giardino dei sogni

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Kröller-Müller Museum

Barbara Hepworth nel giardino dei sogni

OTTERLO. La rugiada percorre in stille rarefatte il bronzo della grande “Garden Sculpture” tra felci e piante di bosso. D’intorno un meraviglioso parco di venticinque ettari circonda il Museo Kröller-Müller e brulica di tronchi d’albero ammassati dai moderni taglialegna: il vento ha rovesciato alcuni alberi secolari che il terreno sabbioso fatica a trattenere.

Il bosco è vivo e gli agenti atmosferici incontenibili rendono magica l’incredibile scena di sculture che si stagliano fra le siepi e sui prati. Con l’arrivo dell’autunno il museo di Otterlo celebra l’artista inglese Barbara Hepworth attraverso una poetica e grande retrospettiva “Barbara Hepworth: Sculpture for a Modern World”. Complici d’inusitata bellezza gli scenari del giardino che rendono al meglio la forza coinvolgente di queste sculture, che come spiegava l’artista stessa, sono “nate per il paesaggio”. Strane luminescenze e riflessi nell’aria umida si condensano sulla levigata superficie esterna di “Sphere with Inner Form” del 1963, il suo periodo d’oro. L’interno della sfera si compone invece di superfici mosse dai rilievi appena smussati. Braque e Arp hanno avuto il loro influsso sulle sue celebri forme organiche che in un gioco alternato di pieni e di vuoto e di superfici perforate si aprono e interloquiscono con lo spazio esterno.

E’ quella della Hepworth un scultura profondamente tattile sensuale, d’incontenibile tensione. “Pelagos”, una delle sue opere più celebri in Guarea Cedrata, è attraversato da stringhe leggere e nervose, quasi corde di violino, che attraverso piccoli fori si compongono in sutura della “ferita” inferta al legno e allo spazio che i nastri chiudono quasi a rilanciare echi lontani che sembra di percepire fin dalla superficie di un’onda fermata come d’incanto. Un lungo filmato girato fra St Ives e le coste sfilacciate della Cornovaglia raccontano al meglio il rapporto stretto che la Hepworth ebbe con la natura. Rocce, scogli, spiagge ma anche antiche cattedrali riemergono dalle sue sculture come profili atemporali.

La rassegna parte dalle opere dei primi degli anni ’20 improntate al naturalismo passando poi per il fondamentale incontro con quello che sarà il suo sodale e secondo marito, Ben Nicholson, che ne a ritrae il profilo a più riprese in opere presenti in mostra. E’ con Nicholson che la poetica della Hepworth evolve sicura verso le forme astratte studiate nel soggiorno parigino. Braque, Picasso, Arp e Brancusi si rivelano determinanti anche nell’incitare l’artista a intraprendere nettamente la direzione “astratta”. Le foto della scultrice con Nicholson nell’atelier londinese testimoniano ampiamente il percorso artistico della Hepworth dove esistenza, lavoro e vita privata sono legati indissolubilmente.

Dal 1939 la Hepworth è a St Ives e il paesaggio della cittadina sul mare divine tema centrale della sua opera. Venne considerata seconda a Henry Moore, sempre che le classifiche abbiano un senso. Nel giardino i suoi bronzi interloquiscono con i prati e gli alti fusti dei pini e sono secondi soltanto alle altezze del cielo.
La raffinata retrospettiva “Barbara Hepworth: Sculpture for a Modern World” realizzata dalla Tate Britain di Londra, è visitabile a Otterlo fino al prossimo 25 aprile.

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