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X Factor, addio al teen idol: Luca si esibisce con l'influenza e…

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X Factor, addio al teen idol: Luca si esibisce con l'influenza e viene eliminato

Dalla sua ha un alibi: ieri era influenzato e aveva 39 di febbre. È salito comunque sul palco, si è esibito e ha tirato fuori due performance nemmeno pessime. A un passo dalla semifinale X Factor perde Luca Valenti, 17 anni compiuti l'altro ieri, concorrente della categoria Under Uomini di Mika che, arrivati a questo punto della competizione, è la prima a ritrovarsi del tutto sguarnita.

Al termine della sesta puntata di live show che ha visto come ospite Jesse Glynne alle prese con il lancio della hit «Take me home», ha perso al tilt l'accesso alla semifinale e quindi il diritto a presentare il suo inedito. Era la serata dell'orgoglio italiano, quella di ieri su Sky Uno, con gli artisti rimasti in gara obbligati a passare per una prima manche dedicata al canzoniere tricolore. E il potenziale teen idol romano era apparso a proprio agio su «Ti scatterò una foto» di Tiziano Ferro, in virtù di un timbro in qualche modo assimilabile a quello del cantautore laziale. Ha pagato la seconda manche, con la scelta furba di Mika che gli aveva assegnato «Stitches» di Shawn Mendes, effetto compitino. Il pubblico tele-votante manda Luca al ballottaggio, dove trova ad aspettarlo Enrica, ultima concorrente Under Donna di Skin, vittima della prima manche e dell'inevitabile paragone con Malika Ayane, della quale aveva interpretato «Adesso e qui (Nostalgico presente)» risultando nettamente più pop e meno raffinata dell'originale. Al ballottaggio la ragazza tira fuori le unghie e regala al pubblico una prova vocale da ora o mai più su «One and only» di Adele. Luca risponde con una certa stanchezza – e qui il precario stato di salute deve aver giocato - attraverso «My immortal» degli Evanescence. I giudici si dividono (Skin ed Elio per Enrica, Mika e Fedez per Luca), arriva il tilt e il televoto fa fuori Luca. In gara restano insomma due concorrenti Over e due Gruppi, categorie apparse già ai tempi delle audizioni le meglio assortite. Adesso si contenderanno il podio, con Enrica nel ruolo dell'outsider.

La rinascita di Giò Sada
Veniamo ai favoriti. Giò Sada ha smaltito lo shock del ballottaggio della scorsa settimana e stavolta ci regala una formidabile interpretazione di una pietra miliare dell'italico cantautorato come «Amore che vieni, amore che vai» di Fabrizio De André. Materia scivolosissima perché imitare/emulare Faber non è difficile, ma semplicemente impossibile. Il cantante pugliese mostra spalle larghe così. Possibile fare meglio? Sì: andate a sentirvi come nella seconda manche ha ri-arrangiato «Shock the Monkey» di Peter Gabriel. Il timbro di Giò si avvicina parecchio all'originale, con un carico di potenza in più. È cresciuto tantissimo Davide: non passa inosservato l'esperimento reggae affidatogli da Elio su «L'italiano» di Toto Cutugno. Intelligente, originale e dissacrante. Ancora più a suo agio in territorio elettronico, quando canta «Wild fire» di Sbtrkt su ritmica jungle e sintetizzatori insistenti. Pane per i suoi denti.

Urban Strangers, belli e imperfetti
Sempre più un caso di studio gli Urban Strangers. Suggestiva l'idea di Fedez di assegnare loro «La libertà» di Giorgio Gaber, ma al tempo stesso rischiosissima: non si poteva immaginare pezzo così lontano dalle corde del duo acustico di Somma Vesuviana. Gravi imperfezioni tecniche nella prima strofa, poi per fortuna i ragazzi si riprendono. Più vuoti che pieni quelli che alla seconda manche si sentono nella loro versione di «Loser» di Beck. E dire che sulla carta doveva stare loro addosso come un abito sartoriale. Da un progetto del genere ti aspetteresti sempre poesia infusa, ma purtroppo abbondano le imperfezioni. Viene il dubbio – ed Elio lo dice senza mezzi termini – che si stiano un po' “sedendo” sul ruolo di favoriti: sarebbe imperdonabile. Qualche scivolone anche da parte dei Moseek. Intrigante l'arrangiamento di «Tutti i miei sbagli» dei Subsonica, ma l'esecuzione vocale di Elisa risulta completamente da dimenticare. Era la prima volta che cantavano in italiano e si è visto, ahinoi. Si fanno perdonare alla seconda manche, quando eseguono «Do I wanna know?» degli Arctic Monkeys, habitat musicale già più attinente alle loro caratteristiche. Sono una band indie e vanno in semifinale cantando un pezzo indie, dopo aver spazzato via schiere di cantantini commerciali. Possono sin da subito dirsi soddisfatti.

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