
Per quante definizioni si possano cercare dei mistici, su una loro caratteristica è possibile trovare un accordo che sia di largo consenso: essi raggiungono una conoscenza diretta del sacro. La prosa, le diverse agiografie o la poesia, testimonianze di questa pratica - è lecito aggiungere - confessano slanci di potenza e intensità che riflettono un’esperienza unica: quella della realtà divina.
Non mancano iniziative editoriali nel nostro tempo che propongono questa fascinosa materia; a volte sono vere e proprie riscoperte come quelle ospitate nella collana La mistica cristiana tra Occidente e Oriente della Fondazione Ezio Franceschini, pubblicata dalle Edizioni del Galluzzo. In essa, accanto a testi di Angela da Foligno o di Giovanna Maria della Croce, esce ora una preziosa raccolta dedicata alle Scrittrici mistiche europee dei secoli XII e XIII.
Oltre a figure note come Ildegarde di Bingen, si trovano in queste pagine protagoniste non sempre ricordate, capaci di comunicare un’esperienza infinita. Ecco, per esempio, Alpaide di Cudot (1155-1211) che diventò un’intermediaria tra il mondo dei vivi e quello dei morti, costretta in un corpo quasi annichilito e tentato dal maligno che a lei si presentava nelle fattezze di un medico; ecco Lutgarda di Aywières (1182-1246), alla quale il cielo affidò il compito di intraprendere una crociata di digiuno di sette anni per la sconfitta degli eretici Albigesi. Ed ecco Ida di Nivelles, scomparsa forse nel 1232, che pianse d’amore per Gesù e questi – rivela una visione - raccolse in un bacile d’oro le sue lacrime. Oppure, grazie a questa raccolta è possibile accostarsi a Matilde di Magdeburgo, morta intorno al 1283, nota per la “mistica nuziale”, basata sul “gustare Dio” (il verbo medio alto tedesco smacken, ben utilizzato da Matilde, indica sia il senso del gusto sia quello dell’olfatto).
I versi che ci sono giunti rapiscono il lettore: «Salterò nell’amore, danzando, in passi/ dall’amore alla conoscenza,/ dalla conoscenza al piacere,/ dal piacere oltre i sensi umani». Ultimo esempio che prendiamo dalla raccolta: Cristina di Stommeln (1242-1312). In una lettera a Pietro di Dacia, dell’ordine dei predicatori (si trovava a Parigi per completare i suoi studi teologici), gli descrive le apparizioni del demonio. Il quale assume, tra le altre, le sembianze di suo fratello ferito e la supplica di medicarlo. Ma Cristina lo riconosce e lo sbugiarda.
Il libro, curato da Alessandra Bartolomei Romagnoli, Antonella Degl’Innocenti e Francesco Santi avrà un seguito in un altro volume dedicato ai secoli XIV-XVI, in modo da coprire il periodo basso medievale. Si affianca idealmente a un’altra raccolta, uscita nel 1988, curata da Giovanni Pozzi e Claudio Leonardi: Scrittrici mistiche italiane (pubblicata da Marietti), diventato un riferimento per gli studi sul genere. Entrambi fanno parte di quelle opere che durano nel tempo e diventano una palestra per l’anima. La quale è sovente più importante di quelle utilizzate per il bene dei muscoli.
Scrittrici mistiche europee. Secoli XII-XIII , Edizioni del Galluzzo, Firenze, pagg.LX+ 588, € 72,00
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