
Si è spento all'età di novant'anni, Gabriele Ferzetti, celebre attore nato a Roma il 17 marzo del 1925, che ha recitato per alcuni dei più grandi maestri del nostro cinema.
Anche raffinato interprete teatrale, si affermò sul grande schermo, per il quale iniziò a lavorare già negli anni 40.
Il primo grande successo arriva nel 1953 con «La provinciale» di Mario Soldati, tratto da un racconto di Alberto Moravia, in cui recita accanto a Gina Lollobrigida e si guadagna per la sua performance un meritato Nastro d'argento.
Nel 1955 è diretto per la prima volta da Antonioni nel film «Le amiche»; con il maestro ferrarese tornerà a collaborare nel 1960 per lo splendido «L'avventura» dove mostra, forse più che mai, tutta la sua bravura.
I suoi personaggi sono spesso tormentati, introversi e il cinema d'autore italiano degli anni Sessanta non può che fare al caso suo: in questo decennio lavora anche in diverse produzioni straniere, tra cui «La Bibbia» di John Huston e «Agente 007 – Al servizio segreto di sua maestà» di Peter Hunt.
Da ricordare, però, sono soprattutto i titoli italiani: da «La lunga notte del ‘43» di Florestano Vancini a «A ciascuno il suo» di Elio Petri (che gli regalò il secondo Nastro d'argento), passando per «Grazie zia» di Salvatore Samperi e, soprattutto, «C'era una volta il West» di Sergio Leone.
Nel decennio successivo partecipa a «Il portiere di notte» (1974) di Liliana Cavani, «La orca» (1976) di Eriprando Visconti e «Sette note in nero» (1977) di Lucio Fulci, mentre negli anni Ottanta e Novanta le sue apparizioni sul grande schermo si faranno più rare.
Parallelamente, dagli anni Sessanta in avanti, ha portato avanti anche diverse collaborazioni per la televisione, tra cui le miniserie «Quo vadis?» di Franco Rossi e «Due fratelli» di Alberto Lattuada.
Tra i suoi ultimissimi ruoli cinematografici, si può ricordare la breve apparizione in «Io sono l'amore» di Luca Guadagnino e in «Diciotto anni dopo» di Edoardo Leo.
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