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Delude Ron Howard con «Heart of the Sea»

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Delude Ron Howard con «Heart of the Sea»

Avventura, biopic, film drammatici e documentari: è un weekend per tutti i gusti, ricco di titoli molto diversi l'uno dall'altro e pensati per catturare svariate fasce di pubblico.
Il più atteso in assoluto è «Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick» di Ron Howard, la storia di una baleniera del New England che, nel 1820, venne attaccata da una gigantesca creatura. Un disastro marittimo, realmente accaduto, che avrebbe ispirato Herman Melville a scrivere il suo capolavoro, «Moby Dick».

Al centro del film c'è un gruppo di uomini che tenta di sopravvivere alla furia scatenata della natura: Howard regala un discreto spettacolo visivo nella parte centrale, ma il film fatica troppo a carburare e il ritmo finisce per andare a fasi alterne.
Eccessivamente retorica, anche la conclusione delude le aspettative e, al termine dei titoli di coda, prevale la sensazione di aver assistito a un film di cui si poteva tranquillamente fare a meno e che verrà presto dimenticato.
Forte curiosità anche per «Chiamatemi Francesco» di Daniele Luchetti.
È la storia di Jorge Bergoglio prima di diventare Papa Francesco. Dagli anni in cui è uno studente come tanti altri, a quelli in cui è costretto ad affrontare (in qualità di Padre Provinciale dei Gesuiti in Argentina) la dittatura militare di Videla, fino alla salita al soglio pontificio.

Biopic indubbiamente ambizioso, è però un prodotto privo di un respiro cinematografico degno di nota, che si limita a raccontare una persona(lità) unica senza rischiare troppo.
Può incuriosire e interessare, ma non riesce mai a coinvolgere come dovrebbe e potrebbe.
Decisamente più originale è il documentario «Il gesto delle mani» di Francesco Clerici.
Si segue la lavorazione di una delle sculture dell'artista Velasco Vitali, dalla cera al bronzo. I numerosi progressi tecnologici fatti nel campo dell'arte nel corso dei secoli non hanno intaccato i passaggi necessari per creare un'opera di questo tipo: sono, infatti, esattamente gli stessi usati nel VI secolo a. C. per realizzare i bronzi di Riace.

Esordiente che già dimostra una notevole maturità, Clerici riprende minuziosamente le delicate operazioni dell'artista, con sguardo partecipe e rigoroso allo stesso tempo.
Lo stile può ricordare quello di altri due autori di casa nostra come Massimo D'Anolfi e Martina Parenti («Il castello»; «Materia oscura»), ma il neoregista ha già un tocco personale che si potrà affinare ancora di più nelle prossime opere. Da scovare nelle (troppo) poche sale in cui è stato distribuito.
Infine da segnalare «Mon Roi» della francese Maïwenn con Vincent Cassel ed Emmanuelle Bercot.

Quest'ultima interpreta Tony, donna divorziata che conosce e s'innamora di Georgio, uomo di successo e sicuro di sé. Si sposano, sembrano felici ma, quando si preparano ad avere un figlio, il loro castello di carte inizia pian piano a crollare.
Dopo il successo di «Polisse», premiato a Cannes 2011, Maïween dirige un dramma credibile e sentito, anche se un po' banalotto nella struttura narrativa.
I dialoghi sono ben scritti, mentre lascia l'amaro in bocca un finale fragile e inconsistente che mina la resa complessiva. Bravi, comunque, i due protagonisti, in particolare Emmanuelle Bercot, vincitrice per questo ruolo della Palma d'oro come miglior attrice all'ultimo Festival di Cannes.

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