Cultura

L'arte cifrata dei numeri

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MOSTRA

L'arte cifrata dei numeri

«Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato»
La scritta a chiare lettere poteva leggerla chiunque entrasse nello studio di Albert Einstein e ben si attaglia alla mostra in corso al Mudec dove i disegni di Adriano Attus declinano in forme inusitate i legami numerici.

Cifre che si ripetono e allargano a dismisura, superando i confini della carta incorniciata, per aprirsi al dialogo con gli avventori; anche quelli che di numerologia poco sanno o si intendono, ma a cui non è consentito, invariabilmente, di restare indenni dal fascino discreto che questi accostamenti emanano a profusione.

“Non vorrei, con questo mio scritto, risparmiare ad altri la fatica di pensare. Ma, se fosse possibile, stimolare qualcuno a pensare da sé”. Sembrano parafrasare Ludwig Wittgenstein queste sinestesie coraggiose che si colorano di somme e di moltiplicatori che come echi ripetuti all'unisono rimandano a lontane alchimie.
…nul ptyx,
Aboli bibelot d'inanité sonore,
Car le Maître est allé puiser des pleurs au Styx
Avec ce seul objet dont le Néant s'honore.

(Stéphane Mallarmé, Ses pur ongles, 1887)

Le composizioni di Attus si nutrono di « analogie misteriose » che come le impossibili rime mallarmeiane risuonano d'infinito. Ed è il suo un infinito che solo i numeri possono tentare di spiegare, prima che il niente che circonda il nostro frettoloso quotidiano rischi di travolgerci. E anche quando resteranno indecifrabili cifrati questi accostamenti serbano intatto il pregio estetico di nutrire la bellezza di un quid algebrico che nessun algoritmo potrà mai spiegare fino in fondo.

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