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Da vedere «Quel fantastico peggior anno della mia vita»

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Da vedere «Quel fantastico peggior anno della mia vita»

Arriva nelle sale il vincitore del Sundance Film Festival 2015: «Quel fantastico peggior anno della mia vita», premiato come miglior film drammatico a stelle e strisce nel corso dell'ultima edizione della kermesse americana, è il titolo più atteso del weekend.

Diretto da Alfonso Gomez-Rejon, racconta dell'introverso adolescente Greg, che trascorre il suo tempo realizzando dei bizzarri filmini amatoriali insieme al coetaneo Earl. Quando la madre lo costringe a fare amicizia con Rachel, una sua compagna di classe affetta da leucemia, la vita di Greg potrebbe cambiare improvvisamente.

Prendendo spunto da un romanzo di Jesse Andrews (anche autore della sceneggiatura), Gomez-Rejon ha dato vita a una pellicola fresca e toccante, capace di emozionare senza ricorrere troppo alla retorica e dotata di buoni spunti visivi.

All'inizio fatica un po' a carburare, ma cresce alla distanza, anche grazie alle ottime musiche di Brian Eno. Particolarmente divertenti i filmini dei due ragazzi, delle vere e proprie parodie – realizzate con scarsi mezzi – di grandi capolavori della storia del cinema.
Da vedere.

Esiti ben diversi sono quelli di Leonardo Pieraccioni con «Il professor Cenerentolo», in cui il regista/attore toscano interpreta un detenuto. Conosce la bella Morgana e, approfittando del fatto che quest'ultima lo creda un dipendente della prigione, inizia a frequentarla… nelle poche ore che ha a disposizione.

Grossolana commedia degli equivoci, è l'ennesima dimostrazione di come Pieraccioni continui imperterrito a rifare lo stesso film (o quasi), lesinando sulla creatività e non riuscendo mai a trovare il giusto guizzo per dare un cambio di ritmo al suo lavoro.
Gli incassi diranno probabilmente il contrario, ma è un lungometraggio di cui si può fare tranquillamente a meno.

Infine, una segnalazione per il giapponese «Le ricette della signora Toku» di Naomi Kawase.
L'autrice nipponica racconta l'incontro tra due diverse generazioni, un uomo e un'anziana signora che incomincerà ad aiutarlo in cucina. Inizialmente perplesso, il protagonista si renderà presto conto del talento della nuova collega.
Pellicola paradossalmente piuttosto insipida, «Le ricette della signora Toku» conferma la pochezza del cinema recente della Kawase, incapace di dare originalità ai suoi lavori che finiscono, quasi sempre, per risultare fiacchi e di maniera. Si può evitare.

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