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La trappola di Scientology

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La trappola di Scientology

  • –Paolo Legrenzi

Il giornalista Lawrence Wright ha scritto una biografia, forse troppo ricca di dettagli, di Ron Hubbard (1911-1986), il fondatore di Scientology. Si tratta di un movimento che viene raccontato come una via di mezzo tra psicoterapia alternativa, pseudo-religione e organizzazione semi-legale. Non si sa quanti siano oggi gli adepti nel mondo, forse qualche decina di migliaia.

Ron Hubbard è una delle varianti statunitensi in cui s’incarna quella genia di avventurieri ben rappresentata da Felix Krull. Come il protagonista delle Confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull , il romanzo incompiuto di cui Thomas Mann pubblicò frammenti fin dal 1911, Ron Hubbard è un avventuriero che s’industria per ingannare chi desidera essere ingannato. Si tratta di scoprire una debolezza, un’ossessione, o un desiderio inconfessabile di un malcapitato, per poi sfruttarlo. E tuttavia Felix Krull, traversato l’oceano, diventa banale. In Felix Krull avevamo l’avventura picaresca di un arrivista che s’insinua in modi truffaldini ai vertici della società. Nel caso di Scientology, invece, non c’è più una sfida solitaria e gioiosa, in chiave anarchica, ma un mitomane statunitense che fonda un’organizzazione con i soliti scontati obiettivi: sesso, soldi e successo. Nella resistibile ascesa di Scientology, c’è di tutto: il tradizionale schema Ponzi, collaudato meccanismo consistente nell’allargare via via la base di una piramide di ingenui, restituendo come interessi i soldi prestati dai nuovi adepti. E poi le promesse fasulle di benessere mentale e di felicità, seguite da ritorsioni contro chi vuole uscire dalla setta. C’è infine il ricorso a strumenti para-tecnologici come la fasulla invenzione di una macchina per misurare l’energia psichica. Scientology si presenta come una psicoterapia più che una religione, secondo il manifesto del 1950 di Ron Hubbard: Dianetics, la forza del pensiero sul corpo . Di qui la lotta con la psichiatria ufficiale e con Eli Lilly, grande casa produttrice di psicofarmaci. La vera trovata però consiste nel pescare dal mondo cinematografico adepti famosi, come Tom Cruise e John Travolta. Lo sfruttamento della notorietà funge da barriera difensiva quando le organizzazioni federali Usa vogliono incriminare i vertici di Scientology. Il confine tra sette e religioni, protette negli Usa, è incerto. Le uniche condanne, come nel caso di Al Capone, sono quelle inferte dalle autorità fiscali per bilanci fasulli e imbrogli volti a occultare il cospicuo bottino. Eppure Scientology sopravvive agli scandali e alle denunce. Per spiegarne la ragione, non è sufficiente la notorietà degli adepti. Quel che ci vuole è la duttilità nel combinare, ogni volta in modi diversi, tutte le tecniche collaudate per ingannare i creduloni. Scientology, per esempio, sfrutta la concentrazione delle persone su quel che interessa loro in un dato momento. Come fa?

Immaginate un mago che vi presenta sei carte (re, regine, fanti dei vari semi) tolte da un mazzo regolare. Poi vi chiede di sceglierne una e di ricordarla. Voi scegliete una carta e vi concentrate su di essa. Mentre ricordate la carta, il mago fa con voi alcuni esercizi diversivi, apparentemente collegati al compito iniziale. Infine vi ripresenta cinque delle carte iniziali. In realtà ha sostituito tutte le carte con altre simili, ma voi siete concentrati su quella prescelta. Ora il mago vi dice: «Ecco, ho eliminato quella che Lei ha in testa!». È difficile credergli, ma non è facile capire il trucco, se è presentato ad arte. Quanto più una persona è concentrata su quello che le sta a cuore, tanto più è facile ingannarla. In questo trucco è in gioco l’attenzione, in altri la memoria.

Poniamo che un mago vi dica: «Pensate un numero da 1 a 9. Moltiplicatelo per 9 e sommate le due cifre del nuovo numero. Sottraete 4. Convertite il numero ottenuto in lettere: 1 diventa A, 2 diventa B, e così via. La lettera corrispondente al numero scelto pensatela come l’iniziale del nome di un animale». Poi partecipate ai soliti esercizi cabalistici. Infine il mago vi dice: «Ho letto nel suo pensiero! L’animale pensato è Elefante». Anche in questo caso, se l’esercizio è condito bene, il finale è stupefacente. Il trucco è semplice: il calcolo numerico produce comunque 5, qualsiasi sia il numero scelto inizialmente. 5 corrisponde a E, e a quasi tutti viene in mente Elefante come animale la cui lettera iniziale è E (chi pensa a Echidna o Ermellino?).

Ora immaginate di non avere a che fare con un mago onesto e fantastico come il veneziano Silvan, ma con un presunto guaritore. Sarà capace di diagnosticare la fonte dei vostri crucci? Qui interviene l’effetto studiato per la prima volta dallo psicologo Gaetano Kanizsa nel 1953, quando era direttore dell’Istituto di psicologia dell’Università di Trieste. Kanizsa si presentava nelle sue vesti di professore e chiedeva alle persone di scrivere qualcosa non connesso alla loro vita. Poi, dopo aver esaminato quanto avevano scritto, redigeva una descrizione della personalità di costoro, in realtà un testo uguale per tutti, in cui diceva e non diceva. Per esempio: «Lei è timido in apparenza, ma sotto sotto è sicuro», oppure «Lei sembra incerto, ma è determinato». La maggioranza delle persone credeva che Kanizsa fosse riuscito veramente a diagnosticare la loro personalità tramite l’analisi dello stile grafico. Queste persone volevano credere che ci fosse qualcuno in grado di farlo. Come conclude Kanizsa, il modo più efficace, in questa epoca secolare, per far accettare il miracolo è presentarlo in forma para-scientifica. Le persone «con un problema» possono essere ingannate perché ignorano i confini tra scienziati veri e ciarlatani, psicoterapeuti, fanta-scienziati, medici alternativi, para-neuroscienziati, eccetera. Un tempo, ingenuamente, ero convinto che le cose stessero così in Italia per la modesta cultura scientifica del nostro Paese. Invece l’avventura di Hubbard ci suggerisce che, in un Paese come gli Stati Uniti, il più avanzato sul fronte della ricerca, l’ammirazione per la scienza vera può convivere con quella per organizzazioni come Scientology. Solo il pensiero critico e la psicologia sperimentale, svelando la genesi dei meccanismi della creduloneria, distruggono l’incantesimo. Ma siamo sicuri che tutti vogliano fare a meno dei Felix Krull?

© RIPRODUZIONE RISERVATALawrence Wright, La prigione della fede , Adelphi, Milano, pagg. 532,
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