Cultura

Ma il pilota dov'è?

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JOURNAL

Ma il pilota dov'è?

Quando mi è arrivato l'invito per una “auto piloted drive” a Barcellona, come tutti i freelance poracci non ho considerato molto i contenuti della mail quanto piuttosto le stelle dell'hotel, se c'era un hotel (ultimamente organizzano delle trasferte in giornata, tipo «Vuoi venire a vedere la nuova Bianchina Spider a Parigi, si parte alle 5 da Fiumicino e si ritorna alle 11 di sera», stai tutto il giorno in aereo, poi si dice timidamente “no” e gli uffici stampa rimangono costernati e offesi. «Ma come, pure in business...»). Invece qui hotel comodo, centrale, ottima biancheria da notte, belle amenities, solo che arrivati all'aeroporto di Barcellona si viene sequestrati da un pullmino tedesco e autista tedesco con occhio ceruleo (quando organizzano le case tedesche scatta sempre l'inquietante extraterritorialità) che ci conduce in un posto che sembra la centrale della Spectre nel nuovo 007 o il campo archeologico di Indiana Jones coi gerarchi; qui, nel deserto, invece un padiglione molto post-moderno sul circuito di Castelloli, tra Barcellona e Sitges, è stato appena inaugurato per il lancio mondiale della Audi A4. Dentro pare un concessionario di qualche città molto upscale, o una discoteca però da pomeriggio; musica lounge, poltroncine in pelle Eames, tutti i modelli tirati a lucido, le bibite sono state spogliate dell'etichetta e sono brandizzate Audi.

Ci danno subito da mangiare dei tortelloni tipo Gioiaverde Giovanni Rana, però saranno almeno molecolari di qualche chef seguace di Adrià. Solo allora, rifocillato, apprendo che la “piloted driving” non è un giro con l'autista come si era pensato, ma vuol dire salire su questa macchina che si guida da sola. La macchina è una RS7 che si chiama Robby, ultima discendente di una famiglia di auto robotiche progettate a Ingolstadt tipo reparto segreto di 007 – la Audi in Baviera è molto più avanti delle californiane Apple e Google sull'auto che si guida da sola, ci viene spiegato (e non ha neanche quei periscopi sul tetto, pensiamo noi).

Orgogliosamente, a introdurre Robby c'è un ingegnere nerd a capo del reparto segreto, ha occhialetti e anello con lo stemma, si chiama Miklos Kiss e, dopo un po' si capisce, è proprio Q di 007, nello specifico Ben Whishaw di Spectre. Questa Robby ha un motore quattromila Tfsi da 560 cavalli e si guida da sola grazie a un Gps modificato. E ci devo entrare. D'ora in poi, si leggeranno accuratamente le mail.

Viene il mio turno, due telecamerine fanno anche un filmato della mia faccia quando la macchina comincia ad accelerare (farebbe i trecento orari, ma qui per fortuna arriva a soli duecento; invece l'accelerazione è da zero a cento in 3,9 secondi, la sperimentiamo). Nel bagagliaio c'è un computer che guida tutto, con la sua Ram e i suoi fili tipo gli assemblati che si compravano negli anni Novanta (tutto è molto anni Novanta, però Robby non ci parla con la voce teatrale e un po' impostata come in Supercar, e noi nelle riprese non abbiamo la faccia molto decisa né il ricciolo di David Hasselhoff). Partiamo, sgommiamo, arriviamo velocemente ai duecento, rimpiangiamo lo Xanax lasciato in albergo, a bordo c'è un omino Audi che come funzione deve solo tenere in mano un joystick, lo tiene pigiato altrimenti il cervellone si disattiva (tipo il cavetto da allacciare sul tapis roulant per non essere maciullati). Il volante si gira da solo, i pedali si muovono, questo/a Robby (il gender non è specificato) guida velocissima ma abbastanza ordinatamente, è programmata per non strafare, è una compagnia molto migliore dei tassinari romani, in fondo. Dopo un po' non si vuole comunque più scendere (però il tortello molecolare è già venuto su, alla prima curva a 180 all'ora).

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