Cultura

Nel grottesco cabaret della Grande Guerra

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teatro

Nel grottesco cabaret della Grande Guerra

È una ingegnosa macchina spettacolare, articolata e lineare, frastagliata e compatta, quella messa in campo dal regista Claudio Longhi e dai suoi magnifici attori, con la drammaturgia a più mani di Paolo Di Paolo, per parlare della Grande Guerra. Impresa titanica, di sfaccettata complessità, che ha attivato da più di un anno un “teatro partecipato” coinvolgendo un'intera comunità cittadina. Con risultati entusiasmanti sul piano creativo, umano e civile. Artefice dell'operazione l'Ert e varie istituzioni.

“Carissimi padri… Almanacchi della Grande Pace. 1900-1915” è il titolo del progetto che ha innescato molteplici iniziative sul territorio modenese con risultato finale lo spettacolo “Istruzioni per non morire in pace”, ovvero le origini, i caratteri, le cause che hanno generato il primo conflitto mondiale. A sintetizzarlo scenicamente è un lunghissimo racconto diviso in tre capitoli autonomi che mescola fatti e persone reali a schegge di testi e brani di autori (Mann, Kafka, Eschilo, ecc.), e situazioni inventate. Un libero intreccio tra storia e realtà, dove sono confluiti molti materiali drammaturgici, restituiti in un fantastico patchwork espressionista: un grande cabaret di sapore brechtiano, a dir poco geniale. Un grande varietà ironico, a tratti inquietante, sulle rovine di ieri e sulle possibili macerie del domani, minaccioso più che mai se si guarda al presente, all'attualità che lo spettacolo ha inevitabilmente inglobato lungo la sua gestazione con le molte connessioni tra la storia di ieri e quella di oggi.

“Istruzioni per non morire in pace” è una satira feroce e grottesca sui folli meccanismi che un secolo fa permisero la messa a punto del terribile ordigno di distruzione nell'Europa della Belle Epoque intercettando le utopie socialiste, le foie nazionaliste, le cupidigie colonialiste. Il primo capitolo, “Patrimoni”, verte sul mondo del capitalismo dell'industria pesante che ebbe un rapporto contrastato con la guerra, tra detrattori e fautori, tra chi la osteggiava e chi la sosteneva. “Rivoluzioni” osserva il mondo socialista, che era diviso tra pacifisti e interventisti; e “Teatro” scruta il mondo della guerra attraverso quella forma di cultura satirica dell'epoca che era l'avanspettacolo. Tutto questo rappresentato attraverso una saga famigliare e alle concatenazioni che ne scaturiscono in cui la sorte dei singoli si intreccia al futuro delle nazioni. Scorre la storia di una famiglia borghese d'imprenditori, i Gottardi, dilaniata internamente dai contrasti generazionali: padri avidi e senza scrupoli, pronti ad armare per accaparrarsi il potere economico, accanto a figli e figlie sprezzanti, bohèmiennes voraci o sventurate soccombenti.

L'affresco globale che emerge è una società frivola di sonnambuli che non si rendevano conto di marciare verso l'abisso, come aveva ben sintetizzato Karl Kraus: “Personaggi da operetta hanno recitato la tragedia dell'umanità”. La messinscena procede veloce per montaggi a quadri, per accostamenti di situazioni grottesche, puntando più “su uno sguardo psicanalitico, sulla dimensione antropologica, culturale e anche erotica della guerra” precisa il regista Longhi. A dare volto e consistenza ai molti personaggi sono i nove generosi attori che, grazie a delle caricaturali maschere posticce di stoffa, buffissime, a parrucche e a costumi d'epoca che si rifanno all'immaginario espressionista, si moltiplicano continuamente sul grande palcoscenico incorniciato con luminarie da cabaret, tra incursioni in platea, sui palchi e su una pedana centrale, senza sosta intrecciando affari, arte, filosofia, politica, e religione.

Nella divertente scorribanda che include il canto, tra enormi tende e sipari scorrevoli, cannoni, passerelle e scale metalliche, arredi domestici, proiezioni di illustrazioni e cartoline d'epoca come scenari, di carte geografiche e musiche, che ci immergono nel clima del Novecento, sfilano quei destini votati al fallimento incrociando una moltitudine di personaggi: politici, letterati, artisti, scienziati, rivoluzionari, giornalisti, da Churchill a Marx a Freud, da Musil a Mann a D'Annunzio, da Kipling a Salgari. In questa dimensione da operetta parodizzante, caricaturale; in questo crocevia burlesco di uomini ed eventi, di echi e rimandi al Novecento, irrompe fortemente la tragedia, e il monito contro l'insensatezza dell'essere umano, con la speranza che conoscere e comprendere si possa tradurre in responsabilità di azione del proprio agire, in capacità di migliorare il mondo circostante.

“Istruzioni per non morire in pace”, di Paolo Di Paolo, regia Claudio Longhi, con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell'Utri, Simone Francia, Olimpia Greco (fisarmonica e pianoforte), Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Simone Tangolo, scene Guia Buzzi, costumi Gianluca Sbicca, luci Tommaso Checcucci, arrangiamenti musicali Olimpia Greco. Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro della Toscana. Prima assoluta a Modena, Teatro Storchi, fino al 17/1, e a Cesena, Teatro Bonci, dal 28 al 31/01/2016.

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