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Da vedere «Steve Jobs» di Danny Boyle

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Da vedere «Steve Jobs» di Danny Boyle

È un week end importante, ricco di uscite molto attese, a partire dal biopic dedicato a «Steve Jobs» e da «Ti guardo», film che ha vinto il Leone d'oro all'ultima Mostra di Venezia.

Diretto da Danny Boyle, «Steve Jobs» colpisce per la notevole scelta del bravissimo sceneggiatore Aaron Sorkin (già autore del copione di «The Social Network») di dividere il film in tre atti, corrispondenti a tre diversi momenti della vita di Jobs: tutti e tre raccontano i minuti che precedono il lancio di un nuovo prodotto, dal Macintosh nel 1984 all'iMac nel 1988.
Tratto dalla biografia di Walter Isaacson, il film vive di dialoghi fitti e sfrutta al meglio la sorprendente struttura narrativa per raccontare qualità e difetti del grande informatico.
A volte c'è qualche eccesso retorico e la regia di Boyle si concede inutili virtuosismi, ma è ugualmente un prodotto incisivo, realizzato con cura e valorizzato da alcune interpretazioni pregevoli. Più del comunque bravo protagonista Michael Fassbender, colpiscono Seth Rogen e Kate Winslet, rispettivamente nei panni di Steve Wozniak e Joanna Hoffman.

È riuscito a metà, invece, «Ti guardo», esordio di Lorenzo Vigas con protagonista l'eccellente Alfredo Castro.
L'attore interpreta Armando, un uomo benestante di mezza età, che, nella Caracas di oggi, adesca ragazzi di strada con il denaro: non li tocca, vuole soltanto vederli da vicino.
Con il giovane teppista Elder, però, nasce qualcosa di diverso: il loro primo incontro si chiude in maniera violenta, ma Armando non si scoraggia e incomincia a cercarlo sempre più insistentemente. Nascerà un'intimità inattesa.
Interessante opera prima, coinvolgente e rigorosa nella messinscena, «Ti guardo» descrive una relazione torbida e ambigua, accompagnata da continui capovolgimenti narrativi, a volte credibili e intensi, altre volte troppo caricati e prevedibili.
Il risultato è quantomeno degno di nota, ma sono diversi i momenti didascalici e la regia sfiora spesso la maniera: piuttosto scontato che venga alla mente il cinema di Pablo Larraín, autore cileno che sembra più che una semplice ispirazione per l'esordiente Vigas. A dir poco generoso, nonostante i pregi, il Leone d'oro vinto all'ultima Mostra di Venezia.
Infine, una segnalazione per «Piccoli brividi» di Rob Letterman.
Tratto dall'omonima saga letteraria di romanzi per ragazzi, è un sufficiente intrattenimento per famiglie, dotato di momenti divertenti e di un ritmo efficace.
Certo, non mancano le ingenuità narrative e anche la messinscena non è un granché, ma senza troppe pretese ci si può accontentare. Il protagonista Jack Black veste i panni dell'autore dei romanzi R.L. Stine.

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