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Fiori e giardini d’artista

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londra

Fiori e giardini d’artista

Claude Monet disse di essere diventato pittore “grazie ai fiori.” La passione per la natura, e la determinazione a rappresentarla in modo diverso, dipingendo la luce e tutti i suoi colori, ha fatto nascere l'Impressionismo e ha ispirato innumerevoli artisti.
Una grande mostra alla Royal Academy, con 120 opere, molte delle quali da musei e collezioni private in America, racconta l'evoluzione della pittura dedicata a fiori e giardini negli anni da Monet a Matisse, dalla seconda metà dell'Ottocento ai primi decenni del Novecento. Lungo il percorso studiato con grande cura, i muri sono dipinti di verde per sembrare siepi e ci sono panche da giardino per soffermarsi ad ammirare i quadri.

Il titolo della mostra, “Painting the modern garden”, non è casuale: intende provare quanto fosse innovativa e radicale la scelta degli impressionisti di dedicare attenzione a piante e fiori. Per questi artisti dipingere fiori è un'opportunità di sperimentare con colori, composizioni e luce, ma anche un modo di esprimere emozioni e creare un'atmosfera.

In quell'epoca di rapida industrializzazione e fermento politico e sociale, il giardino rappresentava anche un ritorno alla natura, un'oasi di pace e di tranquillità, un modo per sfuggire al rumore e al caos della vita moderna. Il giardinaggio stava diventando una passione borghese, non più riservata ai nobili con i loro palazzi ma coltivata da chiunque avesse un fazzoletto di terra da trasformare in un angolo di paradiso.
Tra gli artisti, ognuno aveva una sua visione personale del giardino – per Renoir era un angolo di natura selvaggia senza intervento dell'uomo, per Pissarro un orto utile e produttivo; per Vuillard un luogo di ritrovo con persone, per Le Sidaner (il pittore preferito da Marcel Proust), un santuario di silenzio senza presenze umane.
La mostra è ricca di capolavori di celebri artisti, da Manet a Nolde, da Klimt a Kandinsky, da Van Gogh a Sargent, da Renoir a Bonnard, da Munch a Matisse, ma anche di quadri di artisti meno noti – francesi, danesi, americani, e diversi spagnoli tra i quali spicca Santiago Rusinol. Su tutti domina incontrastata la figura di Monet, sia per quantità che per impatto visivo. Un quarto dei quadri in mostra sono sua opera, da uno dei primi quadri del 1964, nel quale già dipinge con precisione dieci tipi diversi di fiori, ai giganteschi Giardini d'acqua dipinti cinquant'anni dopo, alla fine della sua vita.
La mostra rivela quanto Monet non solo fosse un grande pittore di fiori, ma anche un provetto giardiniere e un sofisticato esperto di botanica e orticultura, avido lettore di libri e riviste specializzate e pronto a sperimentare con innesti e a importare dall'estero nuovi semi e piante esotiche. Il suo giardino di Giverny, creato dal nulla e arricchito e perfezionato per decenni, era il suo studio all'aria aperta, il suo orgoglio e la sua fonte di ispirazione. Alla fine della sua vita Monet scrisse: “Il mio giardino è l'opera d'arte più bella che io abbia creato”.

Nella penultima sala i quadri, alcuni quasi astratti, dipinti dall'artista negli anni della prima guerra mondiale, rivelano l'impatto emotivo della natura dipinta da Monet. I salici piangenti sono la reazione dell'ormai anziano artista alla tragedia del conflitto, e la loro bellezza nulla toglie alla loro eloquenza.
La mostra riserva un'ultima, straordinaria sorpresa: l'ultima sala riunisce il grande trittico panoramico Agapanthus di Monet, tre giganteschi quadri che erano stati venduti separatamente alla morte dell'artista nel 1926 e portati in diversi musei americani. Qui, dulcis in fundo, vengono riuniti per la prima volta da allora, uno splendido finale per una mostra trionfale.

Painting the Modern Garden: Monet to Matisse
30 gennaio – 20 aprile 2016
Royal Academy of Arts, Londra
Sponsorizzata da BNY Mellon

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