Cultura

Il Simbolismo europeo: l’arte del sogno è a Milano

  • Abbonati
  • Accedi
grandi mostre

Il Simbolismo europeo: l’arte del sogno è a Milano

È fra la crisi del realismo e l’avvento delle avanguardie che l’Europa fin de siècle viene sferzata da quello che sarà definito come il fenomeno simbolista, che troverà nel sentimento di insufficienza esistenziale dell’uomo, riassunto nelle immortali parole dello Spleen di Baudelaire, uno dei suoi fondamenti. E proprio dal rifiuto del reale come semplice percezione intuitiva, caro agli impressionisti, partirà la svolta che avrà fra i massimi protagonisti, per restare in territorio francese, Odilon Redon e Gustave Moreau.

Ai molti rifiuti e chiusure agli accademismi da parte del movimento “dall’eccesso di pensiero”, di cui fu sintesi suprema la poetica del néant di Mallarmé, fanno da contraltare il recupero della mitologia, di Eros e Thanatos e della componente onirica. Senza tralasciare il ruolo di catalizzatore che ebbe uno fra i massimi personaggi dell’epoca, il duca “controcorrente” Jean Floressas Des Esseintes, modello indiscusso di un’estetica che dalla Francia e dal Belgio, culle del movimento, avrebbe permeato l’esperienza simbolista che a vario titolo verrà declinata dai preraffaelliti inglesi, dai perlustratori dell’inconscio in Austria ovvero all’insegna del dinamismo della luce come acme della sensazione nell’Italia del vate - e nume tutelare del Simbolismo nostrano - Gabriele D’Annunzio.

La mostra “Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra” al Palazzo Reale di Milano fino al 5 giugno prossimo costituisce una mirabile sintesi di quel fiume simbolista che per mille rivoli percorse il vecchio continente. Il percorso attraverso le raffinate atmosfere dell’allestimento presenta per la prima volta in Italia alcuni tra i più significativi capolavori del Simbolismo quali l’enigmatico, meditativo e turbante “ Carezze” di Fernand Khnopff dal Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles con la lussuriosa sfinge-donna-ghepardo e il volto dell’androgino che guarda lontano, forse a quell’ideal di bellezza che solo all’artista è dato di rendere attraverso alchimie compositive che viaggiano nell’oltre, dove tutto si mischia e confonde e ricompone, e perfino l’identità sessuale si scolora d’ambiguo. Dello stesso autore, dai Musei Civici di venezia, Galleria Internazionale d’arte di Ca’ Pesaro “La maschera bianca” del 1907. Sempre da Bruxelles lo splendido “Orfeo morto” di Jean Delville, interprete di uno dei miti favoriti dei simbolisti, quell’Orfeo fatto a pezzi dalle menadi, la cui testa si confonde in un tutt’uno fra le onde e la lira in un contorno di conchiglie e preziosi. Sempre al mito di Orfeo si rifà Gustave Courtois con il suo olio del 1975 proveniente da Pontarlier, Collection Musée Municipal. Di Franz von Stuck sono il lussurioso “Lucifero” del 1891, proveniente dalla National Gallery di Sofia e “Il peccato” nell’interpretazione del 1900 conservata al Museum of Arts and Crafts di Zagabria. Stesso titolo e stessa interpretazione della sfrontata, erotica, lugubre e abissale femme fatale, per il quadro proveniente da Palermo, Galleria d’Arte moderna Empedolce Restivo, già appartenuto alle collezioni Florio, che è stato restaurato in occasione della mostra. E ancora “ Il silenzio della foresta” di Arnold Böcklin, dalla Galleria Nazionale di Poznan.

Le sezioni dedicate all’Italia hanno al centro la Biennale del 1907 che si confrontava con la a Secessione di Berlino e di Vienna. Protagonista di quell’anno fu Giulio Aristide Sartorio con il monumentale e onirico-michelangiolesco- quasi-musicato “Il poema della vita umana”, (“La Luce”, “Le Tenebre”, “L’Amore”, e “La Morte”), olio ed encausto. L’esperienza milanese è rappresentata in mostra da opere di Giovanni Segantini e a di Gaetano Previati e dalle raffinate e perverse interpretazioni di un Alberto Martini elegantemente profanatorio ed esoterico (“Autroritratto”, 1911, “La venere dissepolta”, “La parabola dei celibi”). Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, la mostra è a cura di Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in collaborazione con Michel Draguet. Da non perdere.

Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra, al Palazzo Reale di Milano fino al 5 giugno .

© Riproduzione riservata