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Simone Weil, le infinite ricerche del ’900

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Simone Weil, le infinite ricerche del ’900

Simone Weil riesce a conoscere le infinite ricerche del Novecento, convive con contraddizioni e slanci, avverte come pochi altri il bisogno del trascendente e testimonia – a differenza degli intellettuali da salotto e da talk show televisivo di oggi e di ieri - l'esperienza del lavoro manuale. Ebrea, si avvicina al cristianesimo; operaia alla Renault ma anche insegnante di filosofia nelle scuole, militò nelle file dell'estrema sinistra, pur senza aderire mai ad alcun partito politico; fu vicina al sindacalismo rivoluzionario e al socialismo, mantenendo un atteggiamento critico rispetto all'ortodossia marxista-leninista.

Quando erano ancora abbondanti gli intellettuali impegnati e militanti di sinistra, qualche portavoce avrebbe potuto affermare che aveva il cuore a destra; quando la destra cercava teste per darsi una cultura, non mancò chi avvertì in lei il puzzo di sinistra.

Weil è uno specchio di quanto ci siamo lasciati alle spalle e di ciò che stiamo cercando. Filosofa che sa leggere le radici della civiltà greca e che nei duri turni del lavoro meccanico scrive: “La classe di coloro che non contano - in nessuna situazione - agli occhi di nessuno… e che non conteranno mai, qualunque cosa accada (nonostante l'ultimo verso della prima strofa dell'Internazionale)”. Vale la pena ricordarlo: “Non siamo niente, diventiamo tutto”.

La citazione l'abbiamo riportata dalla pagina 118 del “Diario di fabbrica” di Simone Weil che Marietti 1820 ha da poco pubblicato a cura di Maria Concetta Sala (pp. 160, euro 16). Un libro con note diaristiche di questa donna, nel quale si trovano le sue esperienze di operaia tra il 1934 e ’35: in esso registra senza fantasie o idee romanzate quel “contatto diretto con la vita” di cui fu preziosa testimone.

Di Simone Weil esce in questi giorni anche “Venezia Salva. Un film di Serena Nono” (Castelvecchi, con il dvd del lungometraggio, foto di scena e alcuni bozzetti tratti dallo storyboard realizzato dalla medesima Nono, euro 29). È una nuova traduzione della tragedia (si deve a Domenico Canciani e Maria Antonietta Vito) e una riflessione sulla violenza e la grazia, il potere e la responsabilità di ognuno di noi, ambientata nella Venezia del 1618. I mercenari assoldati dall'ambasciatore spagnolo si preparano al saccheggio della città. La quale perderebbe la propria indipendenza se Jaffier, uno dei capi della congiura, non rimanesse folgorato dalla bellezza. Sono sue parole: “Una cosa come Venezia, nessun uomo può farla, solo Dio. Ciò che di più grande può fare un uomo, ciò che più l'avvicina a Dio, essendo incapace di creare simili meraviglie, è preservare quelle che già esistono”.

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