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Accoglienza fredda per «Midnight Special»: delude l'ultimo film di Jeff Nichols

Pochi applausi e qualche fischio per «Midnight Special» di Jeff Nichols, uno dei film più attesi del Festival di Berlino 2016.
Protagonista è Roy, un padre chiamato a proteggere il figlio di otto anni, Alton, che, avendo sviluppato dei particolari poteri sovrannaturali, è finito nel mirino di una setta religiosa e di alcuni agenti governativi.

Già nel precedente «Take Shelter» (2011), ancora oggi il suo film migliore, Jeff Nichols aveva trattato il tema delle percezioni extrasensoriali omaggiando il cinema di fantascienza del passato. In questo caso, però, il gioco non funziona e, dopo un incipit accattivante, il film si sgonfia fino a toccare delle punte di ridicolo involontario con l'approssimarsi della conclusione.

Davvero troppo poche le idee originali all'interno di un copione che sa di già visto e non riesce mai a stupire come vorrebbe: peccato, perché Nichols ha solitamente buona mano ma in questo caso non riesce a dimostrarlo.
Anche il cast affonda insieme al resto della pellicola: da Michael Shannon ad Adam Driver, passando per il giovanissimo protagonista Jaeden Lieberher, nessuno riesce a risultare intenso come dovrebbe.

In concorso ha trovato spazio anche «Boris sans Béatrice» dell'autore canadese Denis Côté.
Al centro della trama c'è un uomo di successo, arrogante e sicuro di sé, che si trova a dover affrontare la malattia della sua compagna, caduta in un grave stato di depressione. Per aiutarla dovrà cambiare il suo modo di vivere.

Côté, nel corso della sua filmografia, ha sempre dimostrato di avere uno sguardo personale, abile nel fotografare il mondo di oggi, e le relazioni umane in particolare, con buona sensibilità.

Anche in «Boris sans Béatrice» questa capacità non viene meno e i personaggi sono credibili e ben interpretati. Ma, nonostante il suo stile visivo (e sonoro) sia fortemente suggestivo, col passare dei minuti la sua ultima pellicola si inceppa, diventando macchinosa e incapace di sviluppare al meglio i tanti spunti proposti nelle prime battute.

Le imperfezioni del suo cinema, presenti anche nelle sue opere migliori (da «Curling» a «Vic and Flo Saw a Bear»), risultano evidenti nella conclusione incerta e in una sceneggiatura che gira spesso a vuoto.

Il fascino estetico non manca, ma non può bastare. Nel cast Denis Lavant e il regista Bruce LaBruce.

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