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All’Elfo 48 ore di una donna qualunque

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All’Elfo 48 ore di una donna qualunque

Harper Regan ha 41 anni , vive nelle immediate vicinanze di Londra e ha un problema: suo padre è in ospedale a Manchester, forse in fin di vita, e il suo datore di lavoro non le permette di prendere le ferie per raggiungerne il capezzale, pena il licenziamento. Ma non è questo l'unico problema di Harper - strano nome per una donna -: gli altri li conosceremo nel corso degli 11 quadri che compongono lo spettacolo «Harper Regan, due giorni nella vita di una donna», di Simon Stephens in scena all'Elfo Puccini di Milano, con la compagnia stabile, Elena Russo Arman nel ruolo della protagonista e la regia di Elio De Capitani.

Il testo, nato per raccontare la storia di Seth, il marito di Harper, è stato poi completato e rovesciato, tracciando un percorso nella sequenza in apparenza banale dei fatti che si susseguono dal momento in cui la donna decide comunque di partire per Manchester, senza avvisare nessuno: né il marito Seth (Cristian Giammarini), né la figlia adolescente Sarah (Camilla Semino Favro). Nel viaggio e negli incontri che ne scaturiscono, emergono le pulsioni e i nodi irrisolti di una vita frustrata dai casi della vita.

Seth, accusato di pedofilia anni addietro per aver scattato foto a bambine in un parco, ha confessato il reato per evitare il processo; ma questo non è servito e l'uomo ha perso il lavoro, costringendo poi la famiglia a trasferirsi vicino Londra. Per questo il buon impiego della moglie Harper è fondamentale: serve a mantenere tutta la famiglia e a garantire l'iscrizione futura di Sarah all'università.

Però in queste 48 Harper sembra voler rompere tutte le catene e, dopo un momento sconvolgente in ospedale, si ritrova in un pub a difendersi dall'approccio violento di un tale (Marco Bonadei), cui romperà in testa un bicchiere; salvo poi prendersi il brivido di un appuntamento al buio. E poi ancora l'incontro con la madre (interpretata dall'intensa e incisiva Cristina Crippa), che riserva un'inaspettata rivelazione. Fino all’insolito dialogo con l’adolescente Tobias (il giovane Martin Chishimba).

Il ritorno a casa sembra infine condurre a un’inevitabile devastazione del rapporto familiare. Ma nell'affiorare di verità nascoste, il dramma si scioglie in una visione di pace bucolica e familiare; e lo spettacolo si chiude con un monologo di Seth che pare echeggiare il Jim Cherry protagonista della poco rappresentata - ma splendida pièce - “Bellezza di Bath”, di Robert Bolt.

Lo spettacolo è scandito in una serie di quadri ritmati da cambi di scena essenziali, in cui pochi elementi riescono a individuare efficacemente il luogo dell'azione nello spazio atopico definito dalla scenografia di Carlo Sala, collaboratore storico del Teatro dell'Elfo. Il pubblico segue con attenzione e partecipazione, attratto dall'epica dalla banalità quotidiana di cui è intriso il dramma.

Non ci sono giudizi, né dell'autore né tantomeno del regista, sul comportamento umano, indagato per quello che è e non quello che si vorrebbe fosse. Salvo forse per il sottilmente spietato datore di lavoro di Harper (Francesco Acquaroli) e il razzista neonazista che Harper incontra nel pub di Manchester. Grande prova d'attrice per Elena Russo Arman, che interpreta la sofferta e vitale Harper con una personale vena di dolcezza mediterranea che in qualche modo arricchisce il personaggio, sottraendolo a stereotipi anglosassoni e alternando momenti di intensa e autentica emozione a guizzi venati di humour.

Ottima la compagnia, in cui tutti gli interpreti sembrano a proprio agio, anche quando impegnati in più ruoli e molto diversi tra loro. La naturalezza della recitazione dà sapore e divertimento, anche nei momenti più surreali come l'incontro di Harper con la psicologa dell'ospedale, interpretata ecletticamente dalla giovane Camilla Semino Favro.

La regia di De Capitani orchestra sapientemente il flusso narrativo, non facile, della pièce articolata in quadri e sostiene gli attori dosando luci e atmosfere in cui li lascia muovere con grande naturalezza anche nei momenti più scabrosi del dramma. Grande merito di De Capitani aver voluto far conoscere al pubblico italiano un autore inglese molto interessante e sensibile ai temi contemporanei. Ci aspettiamo che il pubblico premi questa scelta e incoraggi De Capitani - semmai ne avesse bisogno - a proporre altre commedie di Stephens.

Applausi scroscianti e meritati alla prima. Si tratta di un debutto per l’Italia: Simon Stephens, 45 enne di Manchester, è autore di una trentina di testi teatrali già rappresentati con successo in Europa e negli Stati Uniti.

«Harper Regan, due giorni nella vita di una donna»
di Simon Stephens
traduzione di Lucio De Capitani
regia di Elio De Capitani
Milano, Teatro Elfo Puccini (corso Buenos Aires, 33)
Fino al 6 marzo

www.elfo.org

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