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Multinazionale mondo: tutto ha inizio in Congo

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Multinazionale mondo: tutto ha inizio in Congo

Un elicottero russo squarcia la tranquillità millenaria dell'immensa chioma arborea che ricopre il bacino del Congo piantandoci l'antenna di una compagnia di telecomunicazioni cinese. Da quel varco salta fuori un giovane ekonda - uno dei popoli che ci ostiniamo a chiamare pigmei - inneggiante la globalizzazione. Non ne può più di starsene rinchiuso nella foresta (per di più tra donne che praticano la poliandria).

Non visto, il giorno dell'inaugurazione del pilone sgraffigna un computer a un'africanista - fremente d'emozione nel vedere quell'esemplare umano prossimo all'estinzione - e in men che non si dica si fa una cultura wikipedica del mondo, diventa un liberista sfrenato e non si stacca più da Raging Trade, videogioco in cui alcune multinazionali si disputano un territorio ricchissimo attraverso gruppi armati, mercenari, bombardamenti a tappeto, colpi di machete, pulizia etnica; a disposizione anche vari bonus: filosofi-jihadisti, lobbying malevolo, corruzione internazionale, trattati di pace che mettono a tacere l'Onu, conferenze per prendere tempo etc. Poco dopo «l'uomo del futuro, che vive nel suo tempo» decide di andare a conquistarsi un posto nella mondializzazione e parte per Kinshasa. In saccoccia ha una scorta di anguilla elettrica affumicata, leccornia pigmea.

E così, un po' come la luce filtrando tra le foglie umide della foresta equatoriale si divide in tanti, intensi, nugoli di raggi dorati, il racconto di Koli Jean Bofane in Congo Inc. Il testamento di Bismarck si scompone in un caleidoscopio di fastose invenzioni. Lampi di comicità si accavallano a elegiache descrizioni della natura assediata, feroci j'accuse fanno spazio al delicatissimo immedesimarsi nelle vite dei bambini di strada e l'amara ironia viene stemperata con quadri di commovente bellezza. Lo scrittore congolese da decenni emigrato in Belgio ricostruisce in questo secondo romanzo il suo Paese natale e il lato oscuro della globalizzazione - di cui Kinshasa è il terrificante laboratorio a cielo aperto - con una ricchezza e una lucidità che gli sono valsi il Premio dei cinque continenti dell'Organisation internationale de la Francophonie, presieduto da Jean-Marie Le Clézio.
Arrivato a Kinshasa il giovane ekonda, la cui ingenuità è paragonabile solo alla sua sicumera, vaga sull'orlo dell'abisso, senza mai averne la percezione. A salvargli la pelle la prima notte ci pensa Sasha detta la Iattanza, una ragazzina fuggita dal Kivu, la ricchissima (sottoterra) regione orientale della RDC dove, nella più completa indifferenza del mondo, da vent'anni vari gruppi armati decimano la popolazione in razzie d'inaudita violenza come quelle testimoniate dal dottor Mukwege, il chirurgo che ricuce le donne sventrate affinché non possano avere figli. Anche il villaggio di Sasha subisce una di queste aggressioni: tornando dai campi coi due fratelli si trova a camminare tra corpi sviscerati - il padre con la testa aperta in due da un machete, la madre con un palo piantato tra le cosce, secondo uno degli osceni rituali di stupro etnico in uso in questa provincia dimenticata, dove un terzo delle femmine di ogni età è stato violentato.

La bambina, unica vera eroina di Congo Inc., romanzo dedicato alle donne del Congo, scappa con in braccio un fratellino, trascinandone un altro. Scappa per giorni nella foresta fino a quando, sfinita, è costretta a abbandonarne uno, ormai in fin di vita, per poi tornare trafelata e quasi in trance a prenderlo e trovarlo vivo dopo che era morto l'altro, in una delle pagine più struggenti del testo. La piccola Sasha che, senza perdersi, diventa una prostituta bambina e si vende, guarda caso, nella giungla del grand marché, perno del racconto, dove quel che accade è direttamente influenzato da ciò che avviene a Wall Street o a Ginevra o in Cina.

Pagina dopo pagina il romanzo si arricchisce intrecciando nella sua tela nuovi personaggi. C'è il signore della guerra riciclato a presidente di un parco nazionale che però vorrebbe tosare con il napalm per ribaltarlo alla ricerca di oro e materie prime, o il predicatore della Chiesa della Moltiplicazione divina che s'inventa la lotteria gestita da dio in persona, o ancora la giovane italiana di San Giorgio Ionico che per le Nazioni Unite cerca di smascherare quei dipendenti Onu che approfittano di «una guerra destinata a durare. Dove, per una volta, gli interessi di tutti coincidono, tranne ovviamente quelli dei congolesi. Non c'è nulla di ideologico o politico in quel conflitto, si tratta semplicemente di controllare la più grande riserva di materie prime del mondo».

La trama si allarga così ad abbracciare New York o l'irrespirabile provincia del Sichuan; si sposta nel tempo ripercorrendo l'epoca di Leopoldo II del Belgio, che qui fu sovrano assoluto, i cento giorni del genocidio del Rwanda, per poi tornare a concentrarsi sull'altro spaventoso sterminio che lo seguì, quello misconosciuto che originò nel Kivu, quando «sotto l'ancestrale canopia tropicale, al riparo dagli obiettivi dei satelliti di sorveglianza, la foresta si era segretamente riempita del suono dei crani fracassati a bastonate, dei lamenti dei decapitati». Un eccidio perpetrato anche con l'aiuto dei soldati del presidente rwandese Kagame che vinse il Global Citizen Award della Clinton Global Initiative per lo sforzo compiuto dal suo paese nel campo delle esportazioni (fa cui preziose materie prime che in Rwanda non si trovano, ma in Congo sì).

Il romanzo porta infatti in esergo una frase del cancelliere Bismarck alla chiusura della conferenza di Berlino, nel 1885, quando l'Africa fu spartita tra le potenze coloniali: «Il nuovo stato del Congo è destinato ad essere uno dei più importanti esecutori dell'opera che intendiamo realizzare». Prima venne il caucciù, trasformato in una tassa che tutti dovevano pagare nell'equatore messo a mezzadria da Leopoldo II, pena la morte (si legga Congo di David Van Reybrouck, Feltrinelli). Questo diede una spinta fondamentale all'era industriale riducendo però le popolazioni e le società locali in uno stato di povertà e privazione mai conosciuto. Poi fu la volta dell'uranio di Shinkolobwe che vetrificò Hiroshima e Nagasaki seguito dal rame sempre congolese con cui innaffiarono il Vietnam fino a quando il Congo divenne il «fornitore ufficiale» della globalizzazione, incaricato di produrre minerali strategici per la conquista dello Spazio, per i nuovi armamenti, per le telecomunicazioni.

«Tu sei come tutti, hai bisogno del Congo per progredire», dice l'ekonda mondialista a un amico cinese. Mentre l'autore osserva che i suoi concittadini sono «tutti coinvolti in qualche attività più o meno confessabile, piccoli accomodamenti tra amici, o peggio, tra nemici. Per farla breve, in quel Paese tutti tenevano sotto controllo tutti».

«Le leggi del mondo attuale erano molto più spietate di quelle della giungla che aveva conosciuto a suo tempo» pensa lo zio del protagonista trovando il grande Nkoi Mobali, il venerato leopardo, insolitamente sbranato dai facoceri. Quando il giovane pigmeo vede Sasha salire sul fuoristrada di un Casco blu, suo cliente abituale, con in borsa un boccone avvelenato a lui destinato si trova improvvisamente a pensare che «Non si poteva mettere la gente sotto dumping fino a quel punto, alla fine inevitabilmente avrebbe voluto vendicarsi». E si rende conto che non avevano tutti i torti i suoi avi quando dicevano «Esika okoma te, mapata ekweya» («Dove non sei arrivato, le nubi sono cadute»: proverbio che spiega come sia facile farsi illusioni su ciò che si osserva solo da lontano, si pensa, infatti, che laggiù il cielo tocchi la terra).

Mescolando in Congo Inc., con sapienti pennellate, la saggezza dei suoi antenati, l'”orrore” della colonizzazione di conradiana memoria e l'acuta analisi della babele odierna, Bofane riesce, nonostante tutto, a far risaltare la bellezza di un mondo non ancora sconfitto, l'inesauribile intrico di vita e di morte che sottostà alla foresta equatoriale, che tutto consuma.

Koli Jean Bofane, Congo Inc. Il testamento di Bismarck, trad. di Carlo Mazza Galanti, 66thand2nd, Roma, pagg. 230 € 17

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