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Alla riscoperta di Delacroix

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Alla riscoperta di Delacroix

LONDRA - Il poeta della pittura: così Charles Baudelaire, che si intendeva sia di dipinti che di poesie, descrisse Eugène Delacroix. L'artista era esploso sulla scena parigina nel 1822 facendosi subito notare per la sua originalità e l'intensità dei colori usati per trasmettere emozioni. Con i suoi cavalli imbizzarriti, leoni ruggenti e odalische seminude, Delacroix ha ancora oggi il potere di strabiliare.

Ora una grande mostra alla National Gallery di Londra rende omaggio a Delacroix e alla sua convinzione che il dovere dell'artista sia esprimere personalità, sentimenti e creatività individuale, liberandosi dalla camicia di forza delle regole e delle convenzioni. Nella vasta gamma di soggetti che ha affrontato – temi mitologici, storici e letterari, ritratti, nature morte e paesaggi, l'esotismo dell'Africa e l'intensità della religione – l'importante è sempre “liberare l'immaginazione”, ha detto, e dipingere “una festa per gli occhi”.

Nel sottolineare l'originalità dirompente di Delacroix, la mostra vuole soprattutto rivelare quanto la sua arte e le sue idee abbiano influenzato generazioni di artisti. Spesso attaccato dai critici, escluso per lunghi anni dall'Accademia delle Belle Arti perchè troppo poco convenzionale, Delacroix é stato subito un punto di riferimento per gli artisti più giovani che lo ammiravano fino all'adorazione ed è rimasto tale per decenni dopo la sua morte.
Perfino il serio Cézanne riconobbe il suo debito scrivendo “Dipingiamo tutti nella lingua di Delacroix”. Un suo straordinario quadro in mostra dall'eloquente titolo ‘L'apoteosi di Delacroix' ha l'artista morto asceso in cielo e osannato dai suoi seguaci sulla terra, tra i quali lo stesso Cézanne.

Oltre metà dei quadri in mostra sono di altri artisti, in alcuni casi copie di opere di Delacroix o più spesso ispirate dalla sua arte. La successione di sale, ognuna dedicata a un tema, rivela quanto sia stata ampia la sua influenza. Renoir copia i suoi fiori, van Gogh si ispira a lui per un paesaggio e una Pietà, Degas imita le sue scene ispirate all'antichità classica, Gauguin ama il suo esotismo, tutti ammirano il suo senso del colore.
Dopo la sua morte nel 1863, altre generazioni di artisti hanno tratto ispirazione da lui - da Renoir a Manet, da Matisse a Kandinsky, mentre la pubblicazione postuma del suo Giornale ha cementato la sua fama come grande filosofo e teorico dell'arte. Nell'ultimo quadro in mostra di Fantin-Latour L'Immortalità sparge rose sul memoriale a Delacroix. Siamo nel 1898, il secolo sta per finire ma gli artisti francesi ancora guardano a lui come fonte di ispirazione.

Se si può fare a una critica questa mostra così ricca di spunti e di idee, è che non ci sono abbastanza quadri di Delacroix e mancano soprattutto quelli spettacolari di grandi dimensioni come ‘La morte di Sardanapalo', qui presente solo in versione ridotta.
D'altronde, come sottolinea Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery, “l'obiettivo della mostra è far riscoprire Delacroix, che oggi è meno conosciuto dei tanti artisti che ha ispirato.” E la mostra, la prima a lui dedicata da oltre cinquant'anni in Gran Bretagna, centra in pieno l'obiettivo.

Delacroix and the rise of modern art
17 febbraio – 22 maggio 2016
National Gallery, Londra
www.nationalgallery.org.uk/Delacroix

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