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#Nonperdiamolamemoria

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Elzeviro / i 150 anni della «nuova antologia»

#Nonperdiamolamemoria

(Pubblicato sul Sole 24 Ore Domenica del 24/1/2016)
Mi hanno riferito dei colleghi che a un esame del triennio, essendo caduto il discorso non so come e perché sulla strage alla stazione di Bologna, di fronte al sospetto che l'esaminando non sapesse neppure di cosa si stesse parlando, gli era stato domandato se ricordava a chi fosse stata attribuita. E lui aveva risposto: «ai bersaglieri». Ci si sarebbero potute attendere le risposte più varie, dai fondamentalisti arabi ai figli di Satana, ma i bersaglieri erano veramente inattesi. Io azzardo che nella mente dell'infelice si agitasse l'immagine confusa di una breccia praticata nel muro della stazione di Bologna per ricordare l'evento, e che la visione della breccia abbia fatto corto circuito con un'altra nozione imprecisa, poco più di un flatus vocis, concernente la breccia di Porta Pia.

D'altra parte il 17 marzo del 2011 (centocinquantenario della proclamazione del regno d'Italia) interrogati dalle «Iene» televisive sul perché quella data fosse stata scelta per celebrare i centocinquant'anni dell'Unità d'Italia,molti parlamentari e persino un governatore di regione hanno dato le rispose più strampalate, dalle cinque giornate di Milano alla presa di Roma. La faccenda dei bersaglieri sembra riassumere efficacemente altri esempi del difficile rapporto di moltissimi giovani coi fatti del passato (e coi bersaglieri). Credo che le ragioni siano dovute a una forma continua di censura che non solo i giovani ma anche gli adulti stanno subendo. Non vorrei però che la parola censura evocasse solo colpevoli silenzi: esiste una censura per eccesso di rumore, come sanno spie o criminali dei film gialli che, se devono confidarsi qualcosa, mettono la radio al massimo volume.

Il nostro studente forse non era qualcuno al quale era stato detto troppo poco ma qualcuno a cui era stato detto troppo , e che non era più in grado di selezionare ciò che valeva la pena di ricordare. Aveva nozioni imprecise circa il passato non perché non gliene avessero parlato ma perché le notizie utili e attendibili erano state confuse e seppellite nel contesto di troppe notizie irrilevanti. E l'accesso incontrollato alle varie fonti, #nonperdiamolamemoria 5 espone al rischio di non saper distinguere le informazioni indispensabili da quelle più o meno deliranti. Vi parlo ora di un fatto che è stato ripreso da Youtube , subito visitato da 800mila persone, mentre la notizia tracimava su vari quotidiani. La faccenda riguardava l' Eredità , la trasmissione di quiz condotta da Carlo Conti, in cui vengono invitati concorrenti certamente scelti in base alla bella presenza, alla naturale simpatia o ad alcune caratteristiche curiose, ma anche selezionandoli anche in base a certe competenze nozionistiche, per evitare di mettere in scena individui che se ne stiano pensosamente a bocca aperta di fronte alla sfida se Garibaldi fosse un ciclista, un esploratore, un condottiero o l'inventore dell'acqua calda.

Ora, in una serata televisiva Conti aveva proposto a quattro concorrenti il quesito «quando era stato nominato cancelliere Hitler» lasciando la scelta tra 1933, 1948, 1964 e 1979. Dovevano rispondere tale Ilaria, giovanissima e belloccia, Matteo, aitante con cranio rasato e catenina al collo, età presumibile sui trent'anni, Tiziana, giovane donna avvenente, anch'essa apparentemente sulla trentina, e una quarta concorrente di cui mi è sfuggito il nome, occhiali e aria da prima della classe. Siccome dovrebbe essere noto che Hitler muore alla fine della Seconda guerra mondiale, la risposta (anche per chi non conosceva per filo e per segno la storia dell'ascesa di Hitler al potere) non poteva essere che 1933, visto che altre date erano troppo tarde. Invece Ilaria risponde 1948, Matteo 1964, Tiziana azzarda 1979, e solo la quarta concorrente è costretta a scegliere il 1933 (ostentando incertezza, non si capisce se per ironia o per stupore).

A un quiz successivo viene domandato quando Mussolini riceva Ezra Pound, e la scelta è tra 1933, 1948, 1964, 1979. Nessuno (nemmeno un membro di Casa Pound) è obbligato a sapere chi fosse Ezra Pound e io non sapevo in che anno Mussolini l'avesse incontrato, ma era ovvio che – il cadavere di Mussolini essendo stato appeso a Piazzale Loreto nel 1945 – la sola data possibile era 1933 (anche se mi ero stupito per la tempestività con cui il dittatore si teneva al corrente degli sviluppi della poesia anglosassone). Stupore: la bella Ilaria, richiedendo indulgenza con un tenero sorriso, azzardava 1964. Ovvio sbigottimento di Conti e – a dire la verità – di tanti che reagiscono alla notizia di Youtube , ma il problema rimane, ed è che per quei quattro soggetti tra i venti e trent'anni – che non è illecito considerare rappresentativi di una categoria – le quattro date proposte, tutte evidentemente anteriori a quelle della loro nascita, si appiattivano per loro in una sorta di generico passato, e forse sarebbero caduti nella trappola anche se tra le soluzioni ci fosse stato il 1492. Sempre all' Eredità una concorrente doveva stabilire se una certa persona era attrice o cantante, e aveva risposto sempre bene, ma si era arenata (e sbagliata) su Gina Lollobrigida e Monica Vitti.

Troppo remote, come Lida Borelli e Francesca Bertini. Questo appiattimento del passato in una nebulosa indifferenziata si è verificato in molte epoche, e basti pensare a Raffaello che raffigurava il matrimonio della Vergine con personaggi vestiti alla foggia rinascimentale, ma ora questo appiattimento non dovrebbe avere giustificazioni, visto le informazioni che anche l'utente più smandrappato può ricevere su Internet, al cinema o dalla benemerita Rai Storia . Possibile che i nostri quattro soggetti non avessero idea delle differenze tra il periodo in cui entrava in scena Hitler e quello in cui l'uomo era andato sulla Luna? Per Aristotele è possibile tutto quello che si è verificato almeno una volta, e dunque è possibile che in alcuni (molti?) la memoria si sia contratta in un eterno presente dove tutte le vacche sono nere. Si tratta dunque di una malattia generazionale. Qualche mese fa si è diffusa viralmente una mia presunta affermazione per cui coloro che twittano su Internet sarebbero degli imbecilli. Io avevo semplicemente detto che tutti coloro che una volta si limitavano a dire sciocchezze al bar del paese ora hanno la possibilità di diffonderle on line e le loro opinioni si mescolano con quelle, diciamo, di un premio Nobel.

Nelle discussioni on line che ne erano seguite ne ho trovata una in cui, partendo dall'idea del premio Nobel, qualcuno si era confuso e me lo attribuiva, altri dicevano che non era vero, e si rimbalzavano le loro reciproche opinioni senza che a nessuno di loro fosse venuto in mente di consultare in proposito Wikipedia. Ecco, ora siamo in grado di quantificare la presenza degli imbecilli su Internet, sono 300 milioni, come minimo. Trecento milioni è infatti il numero dei navigatori che hanno smesso di consultare Wikipedia. Vale a dire che gli imbecilli, che potrebbero usare il Web per raccogliere una quantità immensa di informazioni, hanno rinunciato a questa possibilità perché sono troppo occupati a chattare tra di loro. Ecco come si perde la memoria non solo del passato, ma anche del presente.

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