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A Milano con Benjamin, Kafka e Mata Hari

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A Milano con Benjamin, Kafka e Mata Hari

Mata Hari agli inizi del ‘900 venne a Milano e danzò per poche sere alla Scala. La ragione va cercata in una storia sentimentale che l'abilissima danzatrice stava vivendo con Giovanni Pratesi, nipote del compositore Romualdo Marenco. Per lei lo spasimante creò il balletto “Bacco e Gambrinus” (5 rappresentazioni dal 4 gennaio 1912), nel quale la nota signora interpretava Venere. Per tale motivo Mata Hari giunse a Milano alla fine del 1911 e, per evitare pettegolezzi causati dagli incontri in albergo, Pratesi - allora abitante in via Senato con moglie - la sistemò da un vicino: Filippo Tommaso Marinetti.

Alla Scala, va aggiunto, madame resistette qualche sera; non era il genere a lei adatto. Invece presso i futuristi le “sue spiritose caviglie parlanti” trovarono consenso e l'accordo tenne per un certo tempo, prima del rientro a Parigi.

Milano allora era una città scintillante, soprattutto dopo l'Expo del 1906. Qualche mese prima, nel settembre del 1911, anche Franz Kafka visitava il capoluogo lombardo. Saliva sul Duomo e scriveva: “Panorama dalla galleria anteriore del tetto. Il meccanismo dei tram laggiù è un po' guasto, tanto passano lentamente… Un bigliettaio corre curvo e schiacciato, dal nostro punto di vista, verso il suo tram elettrico e ci salta su”.

Questa citazione, tratta dal “Tagebücher”, l'abbiamo presa in prestito da una nota di un libro interessante, curioso, ricco di notizie di Rosalba Maletta, una studiosa di letteratura tedesca che ha da poco pubblicato “A Milano con Benjamin. Soglie ipermoderne tra flânerie e time-lapse” (Mimesis, pp. 154, euro 12). In esso narra la visita appunto di Walter Benjamin del 1912, neanche un anno dopo Kafka e con il rischio – se si fosse fermata più a lungo – di incontrare Mata Hari.

Ma, al di là delle possibili battute, nelle pagine di quest'opera rivive la Milano liberty, tra la guerra di Libia e le serate futuriste, il teatro di D'Annunzio e le visite al Cenacolo, a Brera. Seguendo Benjamin, che la prima sera smarrisce il portafogli a cena e poi il bastone, Rosalba Maletta parla del traffico milanese di quel tempo o della “grandeur borghese” del Cimitero Monumentale. Spiega dov'era la stazione centrale (soltanto nel 1931 occuperà il sito di oggi) o come si passava una serata. Osserva tutto con gli occhi di Benjamin. E ci regala un libro piacevole che oscilla tra la “flânerie” e le considerazioni post Expo 2015.

A Milano con Benjamin. Soglie ipermoderne tra flânerie e time-lapse
di Rosalba Maletta
Mimesis, pp. 154, euro 12

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