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«Figgatta de Blanc», la sfida progressive di Elio e le Storie Tese

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musica

«Figgatta de Blanc», la sfida progressive di Elio e le Storie Tese

«Perché una cosa esista, deve esistere il suo contrario», sosteneva Giuliano Kremmerz, esoterista vissuto tra Otto e Novecento, nato a Portici (Napoli) come Ciro Formisano. «Perché la musica progressive esista, deve esistere anche la musica regressive», teorizzano Elio e le Storie Tese in «Figgatta de Blanc», loro decima fatica discografica prodotta da Claudio «Bolivecic» Dentes che arriva a tre anni dall'«Album Biango» capolavoro (e anche qui il titolo sbeffeggia un caposaldo del rock: «Reggatta del Blanc» dei Police). La band milanese ha fatto di più: si è presentata in gara a Sanremo per la terza volta nella sua storia, dopo due secondi posti, con l'inedito «Vincere l'odio» e il riadattamento disco della quinta di Beethoven alla maniera di Walter Murphy («Il quinto ripensamento») per la serata delle cover.
Sono un po' quelle circostanze in cui gli amici più cari ti dicono: «Chi te lo fa fare!». Dopo il 12esimo posto rimediato, in parecchi qui intorno darebbero ragione agli amici più cari, ma gli Elii – ci piace vederla così - avevano una missione da compiere: dovevano provare l'esistenza della musica regressive, quella grossolanamente catchy, tutta melodie fischiettabili e ammiccamenti, imbastita sulla solita solfa di do, la minore, re minore, sol settima. Missione compiuta: ne hanno trovata in abbondanza, soprattutto nella proposta dei concorrenti più giovani. E ci piace credere che «Figgatta de Blanc» sia insieme fenomenologia della musica regressive e manifesto per combatterla. Partiamo per questo dalla decima traccia, «Ritmo Sbilenco», pezzo progressive che infila citazioni di Jethro Tull, Yes e King Crimson. «Chi l'ha detto/ che scalare le classifiche/ non sia consentito alle canzoni che non hanno un ritmo dritto?/ Credo che ne avrebbero diritto». Ecco allora la musica difficile che prende la voce da Paola Folli e ci guida nella crociata contro la regressione in atto. Per il resto, si ride tanto e si rimane ammirati ancora di più: c'è «Vacanza alternativa» che è un'esortazione funky ad andare a fare i fanghi, con tanto di ricetta per cucinare i funghi (sic!), c'è «She wants» con Rocco Tanica (pardon: adesso si fa chiamare Sergio Antibiotice) che, al fidato Vocoder, canta un elegante r'n'b a sostegno delle ragazze che lo vogliono «in the posterior», c'è «Il mistero dei bulli», ballad eziologica che fa risalire la nascita del bullismo ai tempi degli ittiti e c'è «Cameroon», interessante afro-beat con il supporto di Vittorio Cosma alle tastiere. Catchy può essere considerata «Il rock della tangenziale» che vede la partecipazione di J-Ax, ma al di là di tutto questo il disco contiene una perla: «Bomba intelligente», un pezzo di Francesco Di Giacomo, compianto front leader del Banco del Mutuo Soccorso che attraverso una melodia, un testo e una commovente interpretazione è come se ci avesse lasciato una lettera di testamento. La apri e ci leggi: «Il progressive è vivo e lotta assieme a Elio, Faso, Cesareo, Rocco Tanica, Christian Meyer e Jantoman». E il regressive non la spunterà. Nonostante Sanremo.

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