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«I giornalisti» da pamphlet di Honoré de Balzac

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«I giornalisti» da pamphlet di Honoré de Balzac

Honoré de Balzac
Honoré de Balzac

Honoré de Balzac scrisse nel 1843 un pamphlet dal titolo «I giornalisti», pieno di lazzi, frizzi e di giudizi irriverenti. La categoria in questione ne uscì snudata e con le ossa rotte; il grande scrittore, comunque, se la prese anche con tutti coloro che fanno parte dell'area e dei giornali hanno assolutamente bisogno: politici, arrampicatori sociali, professori (qualche anno più tardi Schopenhauer li chiamerà «bestiame accademico»), affaristi eccetera. In un certo senso, Balzac parlò male anche di se stesso.

Il sommo scrittore utilizza assiomi, oppure cataloga in modo fantasioso l'umanità; altre volte ridacchia enunciando quelle regole che tutti conoscono, ma che nessuno desidera evidenziare. Cominciamo con un suo assioma: «Meno idee si hanno, più ci si eleva»; poi aggiunge il seguente commento: «Questa è la legge in virtù della quale questi ballons filosofico-letterari arrivano necessariamente a un punto qualunque dell'orizzonte politico» (p. 57). Già, la politica. Con codesta materia ci si diverte veramente. Scrive Balzac nel suo libello: «Un uomo politico è un uomo che è entrato in affari, o sta per entrarci, oppure ne è uscito e vuole rientrarci». Non gli basta. Subito dopo: «Quest'uomo è talvolta un mito; non esiste, non ha due idee: se diventasse vicecapo, sarebbe incapace di amministrare la nettezza urbana» (p. 46).

Deliziose le pagine dedicate alla critica, o meglio a quella disciplina che ancora oggi è nota con tale nome. «Esiste in ogni critico – asserisce Balzac - un autore impotente» (p. 65); quindi prosegue con l'assioma: «La critica oggi serve soltanto a una cosa: a far vivere la critica» (p. 67). L'affondo colpisce chi, di questa categoria, ha incarichi universitari: allora, come oggi, amministra i giudizi sui giornali. Lo paragona a una persona che ha visto tutto «e non si dà più la pena di guardare il nostro presente»; questo è il suo profilo: «ama la gioventù, profetizza successi, sbaglia sempre» (p. 69).

Il pamphlet di Balzac «I giornalisti» è stato tradotto e curato da Alfredo Rovatti con una prefazione di Edoardo Castagna per le Edizioni Medusa (pp. 140, euro 15) e per la prima volta vede la luce insieme a due testi satirici di Gérard de Nerval e Marcel Schwob. Vale la pena rileggere queste pagine mentre i giornali e la Rete parlano di crisi del quotidiano e del settimanale, della carta, dell'informazione e di tutto quello che tratta codesto libro. Il quale potrebbe partecipare al dibattito con le parole di un assioma di Balzac, uomo dai sentimenti non particolarmente liberali: «Si ucciderà la stampa come si uccide un popolo: donandogli la libertà»

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