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Il bugiardo di Goldoni secondo Binasco, tra rigore e leggerezza

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Teatro

Il bugiardo di Goldoni secondo Binasco, tra rigore e leggerezza

È una meraviglia di messinscena, godibilissima. Un luminoso esempio di trattazione di un classico, tra rigore e leggerezza, con analogie odierne che affiorano senza dover esplicitare, con trovate che rianimano logori meccanismi teatrali sapendo coniugare comicità e lirismo, linguaggio alto e basso. “Il bugiardo” di Goldoni, con la regia di Valerio Binasco rientra in quel teatro popolare “d'arte e per tutti” che è la linea, perseguita da tempo e con successo, su cui egli si muove con la sua Popular Shakespeare Kompany. E che la nuova impresa sia riuscita lo prova questo allestimento prodotto dal Teatro Due di Parma, esempio vitale di istituzione teatrale che sa guardare al presente investendo su autori, attori e registi con nuovi progetti tra tradizione e contemporaneità.

Il Settecento trattato da Binasco, e la Venezia dell'ambientazione, sono spostati in un luogo geografico di provincia e in un'epoca che sa di anni Sessanta, ma con segni più attuali: come è evidente nel giovane protagonista don Lelio, abito da rockstar con collane e braccialetti, e bionda chioma a coda di cavallo; e nel suo servo Arlecchino (strepitoso Sergio Romano, malinconico e stralunato nelle espressioni di stupore continuo per le menzogne sempre nuove del suo padrone), interamente tatuato nelle braccia e nelle gambe. La piazza degli eventi è una stilizzata cornice rettangolare di una locanda da un lato, e di una facciata con balcone dall'altro, con dietro un muretto e dei gradini. Azzurro e verde, arioso e macchiato è lo sfondo, attraversato da un venditore di palloncini all'inizio e alla fine: un tocco poetico di gaiezza che determina un'atmosfera. La commedia di Goldoni racconta di Lelio, figlio di Pantalone, che definire mentitore sistematico è poca cosa, avvezzo com'è a elargire “spiritose invenzioni” come lui le definisce. In un turbinio di falsità il giovanotto torna a casa dopo una lunga permanenza a Napoli e a Roma, e si mette subito a corteggiare due sorelle, Rosaura e Beatrice, figlie del dottor Balanzoni, illudendole con garbate e astute bugie spacciandosi per marchese e approfittandosi, a sua insaputa, dei doni del timido Florindo a Rosaura, della quale è innamorato da tempo ma senza dichiararsi. Bugie, inganni e equivoci genereranno complicati intrecci e, infine, smascheramenti.

Questa a grandi linee la (in fondo) inconsistente trama di un'opera che affida le proprie grazie non tanto agli eventi, quanto al gioco dei caratteri e all'arte degli interpreti, in un girotondo di lingua e dialetti. L'azione, alla quale Binasco già nel primo atto imprime un ritmo narrativo agile gettando le trame dello scompiglio, nel secondo si libera, brillantissima e con toni più oscuri, fino alla comicità cui è difficile resistere. Così in un crescendo di interpretazione, il simpatico sbruffone, ingannatore di cuori e cacciatore di denari, che mente per una sorta di sfrenato impulso poetico provocando comunque guai agli altri e a sé, che diventa un po' Casanova e un po' Don Giovanni, ha trovato una appropriata fisionomia in Maurizio Lastrico (noto soprattutto per il televisivo “Zelig”) che mette in buon risalto la componente quasi patologica d'una tale millanteria, cavandone effetti di pura comicità. Binasco, con acutezza, ne ha fatto un disadattato, un insofferente delle costrizioni sociali, una vittima della società avida e incapace di affetti che non siano dettati dall'interesse o dal conformismo. Un essere umano dimenticato da tutti, persino dal padre (un Michele Di Mauro comicamente strabordante nel suo essere autoritario), assente fin dalla sua giovinezza, che lo riprenderà infine con se abbracciandolo e tenendolo per mano mentre insieme si allontanano da quel mondo bugiardo, facendoci riflettere sulle nostre debolezze e i nostri difetti. Da lodare gli altri componenti di questo magnifico Goldoni: Nicola Pannelli, Roberto Turchetta, Fabrizio Contri, Maria Sofia Alleva, Andrea Di Casa, Elena Gigliotti, Deniz Özdŏgan, Simone Luglio.

“Il bugiardo” di Carlo Goldoni, regia Valerio Binasco, musiche originali Arturo Annecchino, scene e costumi Carlo De Marino, luci Pasquale Mari. Produzione Fondazione Teatro Due /Popular Shakespeare Kompany in collaborazione con Oblomov Films Srl. Al Teatro Elfo Puccini, Milano. Dal 17 al 20/3 Prato, Teatro Metastasio; il 22 e 23 Casalemonferrato, Teatro Metastasio; dal 29/3 al 10/4, Torino, Teatro Carignano; 11 e 12 Locarno; il 13, Chiasso; dal 14 al 16 Genova, Teatro Politeama.

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