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Andrej Belyj, note di viaggio

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Andrej Belyj, note di viaggio

Andrej Belyj, al secolo Boris N. Bugaev (1880-1934), è uno di quei poeti e romanzieri russi che sorprendono e incantano. La sua prosa è sempre alla ricerca di corrispondenze simboliche, non perde mai occasione per ricordare l'amore verso il misticismo religioso e il suo linguaggio - permeato da ardite e coinvolgenti innovazioni - si trasforma con frequenza quasi in pittura. Vale la pena leggerlo anche in queste singolari note di viaggio “Da Venezia a Palermo”, a cura di Giacoma Strano, autrice anche di una bella introduzione all'opera pubblicata da Castelvecchi (pp. 128, euro 14,50).

Belyj giunse in Italia nel 1910 con Asja Turgeneva; visitò Venezia, poi raggiunse Palermo. Desiderava affittare una casa, o meglio una villetta, per poter lavorare in tranquillità; poi finì a Monreale, quindi, nel gennaio 1911, da Trapani partì alla volta di Tunisi, dell'Egitto, della Palestina. A Maggio faceva ritorno in Russia.
La proposta di questa odissea gli giunse dalla casa editrice Musaget. In realtà per lui il viaggio era una fuga per lasciarsi alle spalle drammatiche vicende cadute tra il 1904 e il 1909; doveva dimenticare la relazione irta di problemi con Nina Ivanovna Petrovskaja, le rivalità con Brjusov, la passione smodata per la moglie di Blok e le conseguenze che gli piovvero addosso, compresi i duelli. Inoltre era in mezzo a ogni possibile polemica letteraria e anche all'interno della rivista “Il vello d'oro” (“Zolotoe runo”) aveva accumulato problemi.
Queste “note di viaggio” furono rielaborate da Belyj nel 1918-19 e uscirono in volume nel 1922; tuttavia le corrispondenze del 1911 mantengono una loro caratteristica. La Strano ricorda che sono “due distinte redazioni del testo”. Vale la pena leggere quanto ora esce in italiano, giacché, al di là di ripensamenti o elaborazioni, Belyj riesce a incantare il lettore quando descrive i colori o i vetri di Venezia o quando si mostra fascinosamente inattuale. A tal proposito, un giovane che trova in treno, “per l'intera nottata” gli parla della cultura del tempo e lui trova Futurismo, Marinetti, D'Annunzio, Papini, Carducci e tanti altri “chiacchiere”.
E' più interessato “nei pressi di Napoli” da quanto vede nelle stazioni: “Facce dai nasi aguzzi, prominenti, di accattoni variopinti – veri e propri arlecchini! – che piroettavano in una sarabanda orientale”. Oppure è impressionato dalla bellezza d'insieme: “Gridano da Palermo i colori: giallo, ruggine, rosso; i tortuosi muretti di vecchia pietra gialleggiano; le rigide pale della palma danzano…”. Parla anche della mafia. Ma questa è altra storia. E forse c'entra con i colori.

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