Cultura

Frate Elia, alchimista del Poverello

  • Abbonati
  • Accedi
profili francescani

Frate Elia, alchimista del Poverello

Compagno di Francesco che lo ebbe sempre caro, Elia da Assisi (qualcuno preferisce da Cortona) compì studi giuridici e fu un eccellente organizzatore. Delle sue doti diede prova nella carica di ministro provinciale in Siria (1217-20) e poi in Italia, dove fu vicario generale dei francescani (1221-27); ottenne, tra l’altro, la stima del cardinale Ugolino dei Conti, vescovo di Ostia (poi papa Gregorio IX), con cui collaborò nell’arduo compito di ordinare il movimento in cui professava la propria fede.

Ebbe altresì contrasti con Francesco e con alcuni dei suoi più vicini compagni; per la sua vicinanza all’imperatore Federico II fu colpito da scomunica. Non è il caso di narrarne tutte le vicende, basterà ricordare che Elia fu il più forte sostegno di Chiara nella lotta per mantenersi fedele all’insegnamento di Francesco e che si riconciliò con la Chiesa. Di certo promosse la costruzione della basilica di Assisi.

Tra i suoi scritti vi sono due lettere ritenute autentiche e una serie di opere alchemiche a lui attribuite dalla tradizione. D’altra parte la notizia che Elia fosse dedito alla scienza che, secondo una diffusa concezione, desiderava trasmutare i metalli vili in oro, è confermata anche da fonti a lui non favorevoli. Tra esse ecco fra Salimbene de Adam, autore di una celebre e importante Cronaca, il quale inserisce come undicesimo capo d’accusa l’interesse di Elia per questa disciplina. Anzi, egli sostiene che cercasse di rintracciare all’interno dell’Ordine i confratelli che si occupavano di alchimia ed era sua intenzione trattenerli ad Assisi, presso di sé. Pur utilizzando il beneficio d’inventario per le notizie che giungono dall’avversario Salimbene, va detto che il cronista riferisce anche il fatto che su Elia esercitasse un notevole ascendente frate Bartolomeo da Iseo, alchimista riconosciuto come tale e autore del Liber compostella multorum experimentorum. A riprova, Angelo Clareno (un francescano che aderì alle idee di Gioacchino da Fiore e alla corrente spirituale dell’Ordine) nella sua Historia septem tribulationum parla di Elia alchimista, uomo continuamente alla ricerca di “cose curiose”, ma anche non particolarmente critico verso le credenze anomale.

Personaggio che sfugge alle catalogazioni, interessante come pochi altri, è argomento del saggio di un celebre e raro testo di Salvatore Attal, ormai diventato un classico, Frate Elia compagno di San Francesco, appena riproposto dalle Edizioni Mediterranee nella «Biblioteca Ermetica». Il libro contiene anche uno studio attuale di Anna Maria Partini, che tiene conto di quanto è stato pubblicato in materia, dedicato ai rapporti tra questo religioso e l’alchimia. È diviso in varie parti, tra le quali una riguardante i Sonetti alchemici attribuiti a Frate Elia, un’altra riporta quelli pubblicati da Mario Mazzoni (nel 1955 da Atanor) e una terza raccoglie altri presenti in un codice napoletano del XVII secolo. Estremamente utile è l’inventario che si trova alla fine del libro, che tratta i Testi alchemici attribuiti a Frate Elia nei manoscritti. Tra essi, oltre quelli appartenenti alla Biblioteca Apostolica Vaticana o alla Nazionale di Firenze, vi sono i codici depositati alla British Library di Londra o il manoscritto Mellon 29 della Yale University, del quale l’amanuense ha ricopiato con fedeltà una nota del 1325. In essa lo sconosciuto autore ammette di avere “sperimentato” quanto era asserito nel trattato Lumen Luminum del nostro autore. Quest’opera sarebbe ispirata al Libro degli allumi e dei sali e ai formulari del Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto. Ma qui il discorso porta lontano. Conviene soltanto aggiungere che il testo in questione fu scritto dal religioso alla corte di Federico II e che in tale ambito non figurava come una stranezza.

Attal scrive: «Egli volle la conciliazione tra Chiesa e Impero e spese i suoi sforzi più nobili per attuarla. Ma i tempi non erano maturi per sì sublime impresa. Frate Elia fu travolto dal suo insuccesso. L’odio e la calunnia si accanirono sul caduto e per molti secoli fecero strazio della sua fama». Partini ricorda in quale contesto vada intesa la ricerca del singolare personaggio: «L’alchimia è arte ma nello stesso tempo è scienza, religione, filosofia: è l’aurea dottrina che porta alla conoscenza di se stessi. Oggetto quindi dell'arte alchemica è l’uomo inteso nel suo triplice aspetto, corpo, anima e spirito». Era, in altre parole, la ricerca di una perfezione materiale a cui corrispondeva una purificazione spirituale; un mezzo per tramandare un sapere che non si era perso nei secoli.

Salvatore Attal, Frate Elia compagno di San Francesco , con uno studio su Frate Elia e l’alchimia di Anna Maria Partini, Edizioni Mediterranee, Roma, pagg. 240, € 24

© Riproduzione riservata