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Cesaretti, «enciclopedia del nostro ’900»

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Cesaretti, «enciclopedia del nostro ’900»

Gino Cesaretti, classe 1917, è scomparso il 13 dicembre scorso. Giornalista con Arrigo Benedetti all'”Europeo” e con Mario Pannunzio a “Il Mondo”, negli anni '50 fu molto attivo in editoria lavorando alla Mondadori (con Alberto alle “Grandi Opere”) e diventando una colonna della compianta collana Est, la serie scientifica ora chiusa e dimenticata, nella quale erano pubblicati testi di Nobel e dei più noti protagonisti dell'epoca. Inoltre Cesaretti fu uno scrittore.

I primi racconti uscirono negli anni '40, l'esordio con un romanzo è del 1957 (titolo: “I pipistrelli”, nei “Gettoni” Einaudi; il libro fu recensito da Montale sul “Corriere della Sera”), al quale seguì “Il sole scoppia” (Parenti 1960). Nel 1962 videro la luce le prose narrative raccolte sotto il titolo “Il violino del pilota” (Parenti). Da questi anni sino al 2006 lavorò ininterrottamente a un'opera di vaste dimensioni, della quale è uscita, pochi giorni prima della sua dipartita, la versione più snella con il titolo “Lucido e buio” (Bolis Edizioni, pp. 272, euro 18). Ora quest'ultimo lavoro narrativo è presentato a Lucca, sua città natale (l'8 aprile alle 17) e nel liceo classico Machiavelli della città toscana (il 9 aprile alle 12).

Cosa si può dire di lui? Innanzitutto fu un giornalista di prima grandezza e in molti ricordano i suoi articoli dalla prosa limpidissima, sorretti da una notevole capacità investigativa. Non a caso, firmava accanto a Tommaso Besozzi e a Luigi Barzini; soprattutto Cesaretti aveva presente la situazione italiana di quegli anni, dopo le devastazioni della guerra, restituendo con i suoi racconti il Paese che le chiese rosse o quelle di altri colori non desideravano far conoscere.

In “Lucido e buio” - il libro che ora esce è un quinto di quello scritto - Cesaretti propone storie che finiscono tutte l'8 settembre del 1943, momento fatidico in cui l'Italia conosce l'armistizio con gli Alleati firmato qualche giorno prima e data che rappresenta l'inizio della guerra civile, tragedia che è impossibile dimenticare. Un giorno che Cesaretti usa come spartiacque tra un “prima” irrequieto e un “dopo” comunque complesso, descrivendo il tempo con una prosa tersa e ricca di allusioni.

Amico di Cancogni, di Tobino, di Arpino, di troppi altri, Cesaretti si distingue da loro per l'attenzione alla scienza contemporanea. Con tutti i suoi enigmi e le sue prospettive sovente incomprese. La curatrice Daniela Marcheschi definisce questo libro una “enciclopedia del nostro Novecento”.

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