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A Cosenza le matite di Charlie Hebdo: L'insolenza di dire: «L'amore è più forte dell'odio»

Un'edicola, una panchina sulla Rive droite, una coppia che legge e intorno il viavai di Place de la Bastille, XI arrondissement. C'è Parigi disegnata sul muro del Museo del fumetto di Cosenza e Marika Bret e Coco in persona, che sono l'anima del nuovo Charlie Hebdo. La prima è redattrice, l'altra disegnatrice: ripercorrono insieme la storia del settimanale satirico. Prima e dopo il 7 gennaio 2015. Presentano 48 prime pagine che sono un inno alla libertà di pensiero e di espressione.

Realizzata in collaborazione con la redazione francese (con il patrocinio di Institut français d'Italie e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana), la mostra celebra per la prima volta in Italia “Le migliori copertine di Charlie Hebdo”. Voci e matite della sinistra radicale e irriverente, spezzate dalla strage jiadista e tornate a sfidare il potere (quello politico e quello religioso), più urticanti di prima.

Charlie Hebdo tra fumettisti e Dylan Dog
Le cover più graffianti e dissacratorie, pubblicate a partire dagli anni '70, firmate da Charb (il compianto direttore), Riss, Luz, Catherine, Wolinsky, Tignous, Honore, Reiser e dalla stessa Coco (è lei la donna che fu presa in ostaggio dai terroristi), sono esposte all'interno dell'antico monastero di Santa Chiara, nel centro storico, che ospita le opere di fumettisti e illustratori di fama, da Enrique Breccia ad Angelo Stano. Comprese alcune tavole di Dylan Dog e la moto di Andrea Pazienza. Originale l'allestimento, progettato da Giovanni Esposito, della scuola napoletana di Comics. Motivo d'orgoglio per Luca Scornajenchi, direttore del museo calabrese che ha curato l'esposizione.

Il testamento spirituale di Charb
Pedofilia, immigrazione, fondamentalismo religioso e intolleranze, i temi che ispirano la rassegna satirica. Per dimostrare in fondo, anche con l'insolenza, che “l'amore è più forte dell'odio”. Così la pensava Stéphane Charbonnier, in arte Charb, che ha diretto il settimanale dal 2009 fino all'assalto mortale, quindici mesi fa. Il suo testamento spirituale, ma molto laico, è racchiuso in un libro postumo, che sarà presentato al pubblico italiano in occasione della mostra calabrese: il titolo è “Ridete, per dio” (Piemme editore). L'autore, scrive Erri de Luca nella prefazione, “è uno scorticatore di vizi, abitudini, andazzi… La sua punta di matita tratteggia in alta definizione comica il bersaglio”. Ne parleranno i giornalisti Paolo Butturini e Carlo Maria Parisi (della Federazione nazionale della stampa) insieme alle colleghe francesi.

Vignette, musica e talk
Performances musicali e talk accompagnano i visitatori: in apertura voce e chitarra di Dario Brunori, cantautore intenso, ironico e a suo modo irriverente, che riempie i teatri italiani. Frequentatore abituale dei festival e delle conversazioni organizzate dal museo di Cosenza insieme a Milo Manara, Walter Venturi (disegnatore di Zagor), Gianluca Caracuzzo (matita di Batman), il critico Achille Bonito Oliva, Brunori inaugura la mostra spiegando che “l'amore rende liberi, la paura ti imprigiona. Andremo via da qui sorridendo. Perché se c'è una cosa di cui la paura ha paura è qualcuno che possa ridere di lei”. In chiusura il nuovo folk di Aldo D'Orrico, il flauto e il canto di Ilaria Montenegro.

Le migliori copertine di Charlie Hebdo
Fino all'8 Maggio Museo del Fumetto
Cosenza, Via Salita Liceo, 1

www.museofumetto.it

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