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La figlia nascosta dei Kennedy

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STORIA E STORIE

La figlia nascosta dei Kennedy

Boston, venerdì 13 (!) settembre 1918. Rose Fitzgerald Kennedy avverte le contrazioni che annunciano la nascita del suo terzo figlio, la prima femmina. I due parti precedenti si sono svolti senza complicazioni, dando alla luce Joe Jr. e Jack, quello che tutto il mondo avrebbe imparato a conoscere e rimpiangere come il presidente della breve favola di Camelot. Rose è assistita da un’infermiera, competente e qualificata a condurre il parto da sola, ma il suo ostetrico, Frederick Good, vuole essere presente; c’è di mezzo una parcella di 125 dollari (cifra molto alta all’epoca) che non gli sarebbe pagata se non ci fosse. E Good al momento è impegnato altrove, con una folla di malati di spagnola. L’infermiera riceve istruzioni di ritardare il parto. Poiché la bambina sta cercando di uscire, chiede a Rose di serrare le gambe, sebbene sia noto che la manovra può causare mancanza di ossigeno e conseguenti danni cerebrali. Non basta, e allora spinge indietro la testa della bambina, per due ore. Finalmente il dottore arriva e Rosemary Kennedy è autorizzata a nascere. Sarà per sempre «ritardata», incapace di un normale sviluppo motorio, linguistico e cognitivo.

È una tragedia; ma siamo solo all’inizio. Rose e il marito Joe Sr. sono segnati insieme dalla fortuna e dalle avversità. Nel 1907 Rose era alla vigilia di partire per Wellesley College, un’università laica, quando il padre John, dopo un colloquio con l’arcivescovo William O’Connell, la informò che non sarebbe partita affatto: John era sindaco di Boston e alle prese con la campagna per la rielezione, e O’Connell gli aveva spiegato che un’educazione laica non sarebbe stata approvata dall’elettorato cattolico. Rose entrò in crisi, s’iscrisse alla scuola del convento del Sacro Cuore e ne uscì con un rinnovato, assoluto impegno nei confronti della sua fede. (Anni dopo, non avrebbe accettato il matrimonio della figlia Kathleen con un protestante. Kathleen sarebbe presto morta in un incidente aereo.) Joe aveva un fiuto incredibile per far soldi ma la sua sconfinata ambizione cozzava contro la resistenza che la casta dominante del New England, costituita da Wasp (white Anglo-Saxon protestants), opponeva a un cattolico irlandese come lui. Più tardi la sua carriera politica sarebbe finita quando, nominato da Roosevelt ambasciatore a Londra, mostrò pericolose debolezze verso il regime nazista e fece di tutto per evitare l’entrata in guerra degli Stati Uniti. Frustrato da una moglie che sembrava concepire il sesso solo come strumento di procreazione e dopo l’ultimo figlio (Ted, il nono) glielo negò definitivamente, coltivava l’immagine di tombeur de femmes, annoverando fra le sue conquiste dive del calibro di Gloria Swanson e Marlene Dietrich.

A soddisfare i sogni di gloria di Joe e Rose rimaneva la famiglia: i loro figli dovevano essere straordinari, avere successo sociale ed essere ammirati e invidiati. Dei problemi di Rosemary non si doveva parlare; selezionandone con cura le apparizioni pubbliche, bisognava che nulla trasparisse della sua diversità. Il progetto funzionò finché Rosemary, divenuta una giovane donna di grande bellezza e di mentalità infantile, non apparve a Joe vulnerabile alle attenzioni maschili (lui doveva saperne qualcosa). Una relazione scandalosa, un figlio illegittimo, una malattia venerea avrebbero distrutto la carriera politica di Joe Jr. e di Jack, cui il padre aveva delegato le sue aspirazioni. Che fare? Qualcuno suggerì la lobotomia, una procedura nuova e di reputazione dubbia, contrastata dall’American Medical Association ma caldamente sostenuta e praticata da due medici di Washington, Walter Freeman e James Watts, che fornivano un’immagine posticcia e edulcorata dei suoi effetti. Joe si lasciò convincere e nel novembre 1941 Rosemary fu sottoposta all’operazione. Anche questo fu un disastro chirurgico; Rosemary risultò a lungo incapace di camminare e parlare, ed ebbe bisogno di assistenza continua per tutta la vita. Che, dal 1949 alla sua morte nel 2005, si svolse in un ospizio del Wisconsin, dove Joe non andò mai a visitarla e Rose la visitò per la prima volta negli anni Sessanta. Nel 1972, in un’intervista, Rose dichiarò di non capire perché Dio le avesse portato via tre figli (Joe Jr., Jack e Bobby; Kathleen non è menzionata) che tanto potevano fare per l’umanità e le avesse lasciato una figlia incapace.

Nell’ultimo capitolo di Rosemary, Kate Larson vuole convincerci (e, forse, convincere sé stessa) che le sofferenze di Rosemary non furono inutili: che esse influenzarono leggi varate da Jack e da Ted sul trattamento degli handicappati e l’opera instancabile compiuta in senso analogo dalla sorella Eunice, fondatrice (fra l’altro) dei Giochi Olimpici Speciali. Ma è difficile pensare che un qualsiasi esito edificante possa riscattare il destino della donna il cui sorriso fiducioso ci accoglie sulla copertina del libro, vittima sacrificale dei peggiori vizi della nostra specie: avidità, sessismo, intolleranza e sete di potere.

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