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Addio a Fulvio Roiter. Era sua la più bella Venezia in bianco nero

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Addio a Fulvio Roiter. Era sua la più bella Venezia in bianco nero

Le monache in piazza San Marco, le fughe dei sottoporteghi e le prospettive ardite delle architetture uniche della Serenissima; e ancora il campanile della grande Basilica sotto una coltre di neve e Venezia che si eterna nella magia dei suoi scatti in bianco e nero. Giovani fidanzati in laguna e gondole nella nebbia di sotto a Rialto. Venezia, Venezia e ancora Venezia, come fulcro della sua arte che pure aveva spaziato in luoghi lontani (Celebre tra i suoi reportage quelli dedicatio a Brasilia e all’Algeria) . Ed è morto nella sua adorata città Fulvio Roiter, uno dei più grandi fotografi italiani che al capoluogo del suo veneto aveva dedicato alcune delle più belle immagini di sempre. Aveva 89 anni. Si è spento ieri sera “serenamente, senza alcun accanimento”, ha raccontato la la moglie, all'ospedale di Venezia. Il suo esordio risale al lontano 1954 con un volume in bianco e nero su Venezia (Venise a fleur d'eau) e nel 1956 vince la seconda edizione del Premio Nadar con il libro Ombrie, pubblicato per le Editions Clairefontaine.

Dalle incisioni preistoriche della Valcamonica alla Firenze sportiva, dall'Umbria di San Francesco alla Andalusia di Lorca, Machado, Unamuno, dalla Venezia a fior d'acqua a quella a fior di laguna o in maschera carnevalesca, Roiter con il suo obiettivo ha raccontato il mondo suscitando emozioni.

Nato a Meolo, paese dell'entroterra veneziano, il 1 novembre 1926, dopo una prima formazione come perito chimico, dal 1947 Roiter si è dedicato alla fotografia, privilegiando per venticinque anni circa l'uso del bianco e nero. Attivo dal 1948 a Venezia con il circolo “La gondola”, ha frequentato assiduamente Paolo Monti. Fotografo professionista dal 1953, il suo primo reportage avvenne in Sicilia Roiter, che pubblicò (1954) su «Subjektive Photographie» e su «Camera». Alcune sue foto vengono pubblicate a Losanna, in Svizzera, su «Les petites des hommes» con testi di Gilbert Cesbron e pubblica, sempre a Losanna, «Venise à fleur d'eau» con testo di Claude Roy. Nel 1955 Roiter pubblica «Ombrie Terre de Saint Francois» con il quale vince il Premio Nadar nel 1956. Nel 1957 è il suo viaggio in Brasile dove documenta la nascita della capitale Brasilia, scoprendo anche la foresta amazzonica. Nel 1968 inizia la collaborazione con la casa editrice Atlantis di Zurigo. A partire dagli anni Sessanta è un susseguirsi di pubblicazioni relative ai viaggi in Brasile, Turchia, Algeria. Vengono anche pubblicati i volumi relativi alla Spagna e alla Tunisia ed esce «Venezia viva», cui segue «Essere Venezia». Nel 1981 ha fondato la casa editrice Dagor Books e con testi di Geno Pampaloni e Maurizio Scaparro pubblica rispettivamente «Firenze e Toscana» e «Carnevale a Venezia». Gli anni Novanta rappresentano grossi movimenti di sintesi e la sua raccolta antologica «Visibilia» pubblicata con Vita e Pensiero ne è l'esempio. Con i testi di Enzo Biagi ha pubblicato da Rizzoli «Viaggio italiano» e per l'editore Marsilio con testi di Fosco Maraini «Nuvolario». Ha collaborato con le più importanti riviste di fotografia del mondo. Tra i suoi titoli principali «Venise à fleur d'eau» (1954); «Ombrie terre de Saint François» (1955); «Andalousie» (1957); «Naquane» (1966); «Essere Venezia» (1977); «Laguna» (1978); «Cantico delle creature» (1982); «Visibilia» (1992); «La mia Venezia» (1994); «Vaticano» (1997); «Il nuvolario» (1998); «Champagne» (1999); «Viaggio italiano» (1999); «Sardegna. Tutti i colori della luce» (2005). Tra i riconoscimenti più importanti l'ampia mostra personale, tenutasi a Bologna, dal titolo «Ring» (1994).

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