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Battiston ritrova la memoria dell'infanzia friulana nelle poesie di…

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teatro

Battiston ritrova la memoria dell'infanzia friulana nelle poesie di Pasolini

  • –di Tiziana Montrasio

Quel campo di calcio a ridosso della ferrovia dove si consumavano le estati più intense, giocando a pallone fino a sfiancarsi, sotto il sole cocente o la pioggia, rotolando nel fango e imitando l'idolo locale, Manlito Bertolin, attaccante della squadra del Casarsa dove giocò, giovanissimo, anche Pier Paolo Pasolini. Quelle corse spensierate, quando i ”frut” (ragazzi) sporchi di fango si dissetavano e si lavavano a fine giornata a quella fontana di acqua fresca, la più fresca. E poi le sagre di paese, il fiume Tagliamento, i suoni, gli odori e quel dialetto che diventa Lingua poetica nella raccolta di poesie di Pasolini “La meglio gioventù”. L'attore Giuseppe Battiston, che ha appena smesso i panni del Danton di Mario Martone, ha portato in scena quelle atmosfere insieme al musicista Piero Sidoti, con la regia di Alfonso Santagata, in una riuscita sperimentazione stilistica.

Il pluripremiato quarantenne, originario di Udine, in quelle poesie ha ritrovato la sua infanzia, la stessa acqua fresca, lo stesso campanile, le corse in bicicletta, le stagioni nei campi e la medesima, disperante, fuga di giovani - «quanti se ne sono andati su quei treni» - che hanno lasciato quella terra di acqua, di risorgive, di temporali e primule, con quel dialetto già così diverso fra paese e paese. «Fontana di aga dal me pais. A no è aga frescia che tal me paìs. Fontana di rustic amòur» (Fontana d'acqua del mio paese. Non c'è acqua più fresca che nel mio paese. Fontana di rustico amore) è la poesia che ha ispirato il titolo dello spettacolo e che è l'omaggio del friulano Battiston al poeta e scrittore Pasolini, per condividere la stessa nostalgia per quella terra che li ha visti ragazzini. Sandro e Rico, i due protagonisti del tempo ritrovato, sviluppano un percorso poetico e musicale che riproduce scorci e frammenti di quell'epoca (Pasolini vi si trasferì nel 1943) , quando gruppi di giovani friulani partivano per l'estero in cerca di lavoro, fingendosi allegri ma con la morte nel cuore: dovunque andranno, scriveva Pasolini, porteranno con sé la nostalgia del paese e la sensazione di esserne stati strappati ingiustamente. Battiston è riuscito nella sua impresa di prenderci per mano e portarci in quel mondo contadino: «Abbiamo immaginato – spiega l'attore – come poteva essere uno di quegli “spetaculuts” di musica e canto che Pasolini metteva insieme nei pomeriggi domenicali».

Al Teatro Franco Parenti di Milano
«Non c'è acqua più fresca»
di Giuseppe Battiston

drammaturgia Renata M. Molinari
su testi e poesie di Pier Paolo Pasolini
musiche originali e dal vivo Piero Sidoti
Regia e spazio scenico Alfonso Santagata
Produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
Fino al 23 aprile 2016

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