Cultura

Nella palude della politica

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SCIENZA E FILOSOFIA

Nella palude della politica

Per anni gli episodi degradanti della politica italiana della scienza avevano cadenze più o meno annuali. Almeno come le leggi finanziarie. In questi ultimi tempi sono quasi mensili. Preoccupante. Ma non meno inquietante è constatare che, a fronte di sempre più frequenti e complesse sfide etico-politiche che la scienza deve affrontare, all’interno delle comunità scientifica non circolano idee chiare su questioni cruciali per la libertà della ricerca, che dovrebbe essere governata, come diceva anche Barack Obama in un ispirato discorso alla National Academy of Science, in modo da garantirne l’indipendenza dalla politica.

Gli stessi scienziati che sottoscrissero mesi fa un appello contro un emendamento parlamentare che finanziava impropriamente una sperimentazione clinica con staminali per il trattamento della SLA, con modalità top down, oggi balbettano o tacciono o aderiscono a un’operazione come Human Technopole (HT). Un progetto che ha tutte le caratteristiche per regalare un altro fallimento alla scienza italiana. Del genere, per esempio, del progetto EBRI, che nacque con la benedizione della politica a un discutibile comportamento di una grande scienziata come Rita Levi Montalcini, e che ha bruciato milioni e milioni di euro per trovarsi oggi in stato comatoso. Da storico potrei raccontare non meno di una decina di disastri accaduti dagli anni Sessanta. Forse tutto ebbe inizio quando Felice Ippolito e Domenico Marotta, furono messi in prigione e pochi anni dopo Adriano Buzzati Traverso fu fatto scappare dall’Italia, perché quegli uomini non si piegavano ai diktat dei politici al potere. Da un paio di decenni ogni remora sembra scomparsa. Per il presunto “vaccino Ensoli” sono stati bruciati circa 50 milioni di euro e le varie commissioni e progetti: AIDS (2006), Staminali/ISS (2001) etc. vedevano gli stessi scienziati e revisori di progetti distribuire i soldi stanziati top down, ad amici, collaboratori, o persino a sé stessi. Ebbene sì i documenti dicono che accadeva questo. E quali risultati scientifici hanno prodotto ben 640 milioni di euro (sì, 640!) regalati tra il 2003 e il 2014 dalle leggi finanziarie all’IRCCS Ospedale Bambin Gesù sito in territorio del Vaticano? Che non si venga a dire, per favore, che sono stati dati pochi soldi per la ricerca in Italia. Ne sono stati dati pochissimi o quasi niente attraverso finanziamenti competitivi. In questo senso solo qualche charity ha lavorato bene. Ma per le vie torbide della politica e ai pochi scienziati eletti di volta in volta nelle cerchie del potere di soldi ne sono arrivati a fiumi.

Quanti fallimenti e anni serviranno per imparare che ingenti quantità di denaro pubblico concentrato in poche mani, senza costante competizione per l’allocazione e un rinnovamento a cadenze brevi della governance, non danno risultati validi, come diversi studi di organizzazione ed economia della ricerca peraltro documentano?

Anche la storia dell’Istituto Italiano di Tecnologia, a cui sono assegnati per le vie brevi della politica 100 milioni di euro all’anno (più altre regalie sempre politiche) da oltre 10anni, e che ora dovrebbe guidare il progetto HT, dimostra che dare soldi con modalità politico-verticistiche non genera strutture efficienti e internazionalmente competitive. Se quel miliardo fosse stato distribuito da un’agenzia nazionale della ricerca in modo competitivo, forse la scienza italiana sarebbe in migliori condizioni. Con i se non ci si fa niente, ma perseverare nell’errore dando ancora più soldi a IIT forse non è intelligente.

Gli scienziati italiani hanno grande responsabilità nel declino della scienza e nel degrado della politica della ricerca e dell’università. Tra gli ultimi atti del presidente uscente del CNR, c’è la firma di una convenzione con la Fondazione Cellule Staminali di Terni, per trasferirgli senza alcun bando oltre 11milioni di euro dal MIUR. Convenzione finalizzata alla realizzazione di un progetto dal titolo molto generico sulle staminali cerebrali, nel quale la Direzione Generale del MIUR ha un interesse (che non è spiegato) e di cui il CNR curerà tutte le parti amministrative. Fallito il tentativo di assegnare loro top-down (dal Parlamento all’unico possibile beneficiario), 3 milioni di euro con un emendamento ad hoc alla legge di stabilità per una sperimentazione clinica sulla SLA, compare l’accordo che dà i soldi direttamente dal governo alla Fondazione Cellule Staminali di Terni. Chapeau!

Si è tornati a discutere e proporre l’Agenzia della Ricerca, perché tutti i Paesi economicamente e scientificamente più avanzati hanno una o più agenzie per garantire l’indipendenza della politica e la trasparenza della distribuzione dei finanziamenti alla ricerca. La ragione per cui non si vuole l’agenzia, che magari qualcuno chiede a parole, anche per distogliere da fatti gravi che stanno accadendo adesso, è che i politici, e diversi scienziati contano di continuare a distribuire secondo criteri personalistici i pochi soldi dati per la scienza.

La situazione non è modificabile a breve o a medio termine. Gli scienziati italiani che pensano di comandare il gioco, peraltro anziani e quindi poco flessibili mentalmente o timorosi di esser messi davvero in pensione, sono i primi a resistere. Neppure si rendono conto che le loro posizioni esprimono bias morali ben descritti dagli psicologi cognitivi, peculiari delle persone comuni, ma non proprio auspicabili in chi si ritenga o sia considerato scientificamente e intellettualmente al di sopra degli standard di mediocrità umana. Ipocrisia e gesuitismo portano molti di loro quando parte un progetto «top-down + phone call» (cioè con soldi pubblici messi nelle tasche di qualcuno, che chiama al telefono gli amici per invitarli al banchetto) a lamentarsi o protestare se non sono stati inseriti. Se però qualche tempo dopo sempre gli stessi sono fra gli eletti di un’operazione analoga, allora va bene anche prendere soldi in modi non trasparenti e non competitivi. La dissonanza cognitiva la risolvono raccontandosi che nella fattispecie si tratta di una scelta meritata.

Le reazioni della comunità scientifica italiana, dei singoli o dei gruppi che si voglia, alle prese di posizione di Elena Cattaneo rispetto all’operazione HT sono tristemente illuminanti. Nel senso che disvelano una preoccupante confusione morale, laddove, invece, il rispetto dei fatti e delle regole, il fair play e l’allergia per i conflitti di interesse dovrebbero fiorire come tratti naturali degli scienziati e intellettuali in un ecosistema politico liberaldemocratico.

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