Alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le classi dirigenti italiane si sono strette intorno al “loro” giornale. La cerimonia alla Scala per i 150 anni del Sole 24 Ore è stata una occasione di festa e di riflessione per le élite del nostro Paese. Intorno all'informazione – il suo passato, il suo presente e il suo futuro – e intorno all'identità di una Italia che – nelle pagine color salmone, nelle sue capacità di racconto e di analisi – ha visto riflessi i principali passaggi della sua storia, fino all'attuale crisi, sistemica ed epocale.
Questo legame strettissimo fra il quotidiano e l'Italia è stato riconosciuto al massimo livello politico, rappresentato appunto da Mattarella. Ad accogliere quest'ultimo, sono stati il presidente di Confindustria e neopresidente del Sole 24 Ore Giorgio Squinzi, il sovraintendente del Teatro alla Scala Alexander Pereira, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano.
All'apertura della cerimonia, ha detto Napoletano: «Al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, va il mio ringraziamento per averci fatto l'onore di essere qui con noi oggi. E un grazie particolarmente sentito va per quello che mi ha detto: “Questo è un giornale che documenta, che ci consente di conoscere ogni giorno il paese reale”. È il complimento più bello».
In questo incontro, c'è stato spazio per l'emozione di una comunità professionale che ha visto da poco mancare uno dei suoi cardini: «È un giorno di festa, ma c'è un'assenza che mi manca ogni giorno di più. Ciao Fabrizio, sarai sempre con noi. “Lo ha detto il Sole” è dedicato a te» ha detto Napoletano riferendosi a Fabrizio Forquet, il vicedirettore responsabile della redazione romana, scomparso esattamente un mese fa a 48 anni per un male improvviso. Un ricordo che ha provocato l'applauso lungo e intenso dei presenti. Forquet era un pezzo della comunità del Sole, come lo era Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dai terroristi il 19 marzo 2002 a Bologna e ricordato alla Scala sia nelle parole del direttore del quotidiano sia nel filmato proiettato nel corso della cerimonia.
La celebrazione è avvenuta nel luogo-simbolo milanese come il Teatro alla Scala: «La Scala è la casa della cultura più internazionale della capitale economica del Paese con cui c'è più di qualcosa che ci unisce, a partire da quei cromosomi che mettono insieme economia, finanza, impegno culturale e civile», ha detto Napoletano. Il quale ha poi rivolto i suoi ringraziamenti «a tutti i lettori che hanno costruito una storia così importante, giorno dopo giorno, mattone dopo mattone», ai direttori che lo hanno preceduto e che erano in sala (Mario Deaglio, Gianni Locatelli, Salvatore Carrubba, Ernesto Auci, Guido Gentili e Ferruccio de Bortoli), «all'editore perché ha garantito sempre la libertà a questo giornale» e alla redazione «competente e unica, che ama questo giornale quanto me, che ho l'onore di dirigere Il Sole 24 Ore da cinque anni».
La celebrazione dei 150 anni del Sole 24 Ore ha avuto inizio con un breve concerto dei Solisti dell'Accademia di Perfezionamento per Cantanti lirici del Teatro alla Scala che hanno proposto il brano tratto da Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti «Chi mi frena in tal momento?» e il brano tratto da Rigoletto di Giuseppe Verdi «Un dì, se ben rammentomi...Bella figlia dell'amore».
È seguita la visione del documentario sul Sole 24 Ore prodotto da Giffoni Experience-Giffoni Innovation Hub, «Lo ha detto il Sole». Nel titolo del documentario c'è la cifra della cultura professionale del Sole 24 Ore: offrire una visione oggettiva e non scontata della realtà ricorrendo ai numeri e alla cultura comparativo-competitiva, secondo Napoletano con «un'anima» e una «storia». Quei numeri e quella cultura qualitativo-quantitativo che hanno permesso al Sole 24 Ore di fare informazione di servizio e di inchiesta. Valida per le imprese e per gli studi professionali, per le famiglie e per i cittadini, per gli studenti e i professori. Valida per tutti.
Nel filmato «Lo ha detto Il Sole», che peraltro si è aperto con una foto del compianto Forquet, l'immagine della tecnologia delle reti – viste dall'alto, con una nitidezza capace di rendere la loro capacità di connettere uomini e imprese, cultura e società – fa il paio con quella delle rotative, che conserva tutto il suo fascino anche in epoca di digitalizzazione spinta, con il resoconto del debutto nelle edicole di Milano, il 1° agosto 1865, del Sole, direttore Giuseppe Guerzoni, da subito espressione di una borghesia liberale e innovatrice di ispirazione mazziniana, e con il resoconto della nascita del 24 Ore, il 12 settembre 1946, fino alla fusione delle due testate, il 9 novembre 1965. Titolo dell'editoriale di allora, che ha originato un filo rosso arrivato fino ai nostri anni, fu «Strumento di lavoro». Naturalmente, strumento di lavoro per le imprese, per gli studi professionali e per i cittadini tutti.
Fra i molti rappresentanti delle classi dirigenti ospiti dell'incontro, va appunto prima di tutto annoverato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha fatto un gesto di saluto silenzioso al pubblico in sala dal palco reale, dove con lui erano seduti il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, quello dei Beni culturali Dario Franceschini e la titolare della Pubblica amministrazione Marianna Madia, il viceministro dell'Economia Luigi Casero, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il presidente designato di Confindustria Vincenzo Boccia, il presidente uscente di Confindustria e neopresidente del Sole 24 Ore Giorgio Squinzi, il Sovraintendente del Teatro alla Scala Alexander Pereira.
In rappresentanza di Via Nazionale, c'erano il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e il direttore generale Salvatore Rossi. Sul versante finanziario, vanno segnalate le presenze di Giovanni Bazoli e Gian Maria Gros Pietro, Carlo Messina e Gaetano Micciché, Alberto Nagel e Claudio Costamagna, Giuseppe Vita e Federico Ghizzoni, Pier Francesco Saviotti e Giuseppe Castagna, Gabriele Galateri di Genola e Raffaele Jerusalmi.
Del mondo delle authority e dei regolatori, hanno partecipato alla celebrazione per i 150 anni del Sole 24 Ore il presidente della Consob Giuseppe Vegas e il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella, il primo presidente della Corte Suprema di Cassazione Giovanni Canzio e il presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno. Fra i rappresentanti della magistratura, ci sono invece stati Francesco Greco, procuratore aggiunto a Milano, Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale di Milano e Roberto Bichi, attuale presidente di quest'ultimo.
In una occasione dalla forte cifra meneghina, non potevano mancare alcuni esponenti della città dove è nato Il Sole 24 Ore: oltre al già citato primo cittadino Pisapia, due dei candidati a Palazzo Marino (Giuseppe Sala e Stefano Parisi) e due delle anime culturali della città, come Inge Feltrinelli e Giulia Maria Crespi. La “milanesità” è un valore fondante di questo giornale. Non soltanto nell'aspetto culturale, ma anche in quello creativo-imprenditoriale, ben rappresentato dalla città della moda, di cui c'erano due protagoniste come Rosita Missoni e Maria Luisa Trussardi.
Naturalmente, erano presenti le personalità che hanno fatto la storia del giornale, dal punto di vista aziendale, e di Confindustria, che ne è l'editore. Alla cerimonia hanno partecipato gli ex presidenti del Sole 24 Ore Marco Tronchetti Provera, Innocenzo Cipolletta e Giancarlo Cerutti. E,fra gli ex presidenti di Confindustria, ecco Luigi Abete e Giorgio Fossa, Antonio D'Amato ed Emma Marcegaglia. Dunque, non poteva mancare un ulteriore corposo côté di Confindustria, appunto azionista storico e tuttora di maggioranza del Sole 24 Ore quotato: con il presidente designato di Viale dell'Astronomia, il già citato Vincenzo Boccia, c'erano come detto il presidente uscente Squinzi, il direttore generale Marcella Panucci, le vicepresidenti Licia Mattioli e Lisa Ferrarini, il presidente di Piccola Industria Alberto Baban e il presidente dei Giovani Imprenditori Marco Gay.
Fra gli imprenditori e i manager Urbano Cairo, Alberto Bombassei, Marco Bonometti, Diego e Andrea Della Valle, Andrea Guerra, Nerio Alessandri, Carlo Pesenti, Diana Bracco, Fedele Confalonieri, Adriano Galliani, Ernesto Mauri, Andrea Ceccherini, Monica Mondardini, Maurizio Costa, Patrizia Grieco e Luisa Todini. Inoltre alla Scala erano anche presenti Corrado Passera e Franco Debenedetti, Maurizio D'Errico, presidente del Consiglio nazionale del notariato, l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il presidente del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti Gerardo Longobardi, il presidente della Cassa Dottori Commercialisti Renzo Guffanti, la direttrice dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, l'ex ministro della Giustizia Paola Severino, il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino e la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso.
In questo contesto, che ha rappresentato una articolata sintesi della classe dirigente italiana, ha detto Napoletano: «Centocinquant'anni sono tanti e ci caricano di responsabilità. L'impegno prioritario deve essere quello di preservare, adeguando ai tempi, i tratti cromosomici di un modo unico di fare informazione che si basa su competenza e rigore. Prima viene la testa, prima vengono i contenuti, poi viene la tecnologia che è un fantastico moltiplicatore di quei valori. Sento troppa gente che ci vuole convincere che il giornalismo è diventato uno smartphone. Non è vero, non siamo d'accordo. Se crediamo di vincere la battaglia dell'innovazione solo con le armi del marketing e della tecnologia, non vinceremo e saremo meno liberi. Se lo faremo con i nostri contenuti e il rigore della storia del Sole 24 Ore, i nostri numeri saranno l'anima e la vita del giornalismo del futuro. Così vinceremo e saremo liberi».
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