Atmosfera da prima, anche se l'eleganza degli abiti era sobria e non caratteristica delle serate esclusivamente mondane. Alla Scala, ieri pomeriggio, per i 150 anni de «Il Sole 24 Ore», c'era il pubblico del giorno di Sant'Ambrogio. La musica ha lasciato ben presto lo spazio al film dell'anniversario. In sala si avvertiva la milanesità: è quella sostanza indefinibile che ha fatto di Milano una città illuminista, poi la capitale morale e infine quella economica. Tutto cominciò il 1° agosto 1865, giorno di nascita de «Il Sole» (il «24 Ore» debutterà nel 1946; i due giornali si fonderanno nel 1965). La Scala era chiusa.
Non per ferie o per il gran caldo di quell'estate, ma perché il calendario degli spettacoli seguiva una programmazione diversa rispetto alle attuali. Il teatro serrò i battenti a marzo, dopo il 18, con «Bianca degli Albizzi» di Angelo Villanis. Avrebbe riaperto il 12 settembre con «Marta» di Friedrich von Flotow. Il titolo di quest'ultima opera è italianizzato: l'originale era «Martha», elegante anche se poco gradita perché “todesca”. Debuttò al Theater am Kärntnertor di Vienna il 25 novembre 1847.
Ieri, invece, 2 maggio 2016, la ricorrenza si è festeggiata in piena stagione teatrale, alla presenza del presidente Mattarella. Il momento canoro del «Rigoletto» di Verdi riportava idealmente al 1865, giacché il 18 gennaio di quell'anno andò in scena quest'opera; e così anche Donizetti, in cartellone il 31 gennaio di un secolo e mezzo fa con «La Favorita» e non con «Lucia di Lammermoor», della quale un brano è stato scelto per il concerto dell'anniversario. Il Re non si vide al Piermarini: i milanesi lo applaudirono a «I Puritani» di Bellini il 19 settembre 1863, con la Scala illuminata a giorno. L'intervento di Sua Maestà a Milano, in quel 1865, si registra il 7 marzo per porre la prima pietra alla Galleria che ancora oggi porta il suo nome, progettata dal Mengoni. Vittorio Emanuele II, che non aveva né passione né gusto per la lirica, dopo aver portato la capitale a Firenze pensava a Roma, ancora Stato della Chiesa, dove il regnante pontefice Pio IX non aveva alcuna intenzione di mollare il potere.
«Il Sole» del 1865, «giornale commerciale e politico» che «si pubblica alle 5 del mattino», con Vittore Prestini primo direttore, aveva uffici e distribuzione nel capoluogo lombardo, in San Giovanni alle 4 facce, dietro la Scala. Oggi questa via ha mutato nome e l'omonima chiesa, demolita nel 1786, sorgeva in prossimità delle vecchie mura romane: contrada e spazio ecclesiastico ora si chiamano via Arrigo Boito e piazzetta Giordano dell'Amore. In una città che non era ancora il fulcro economico d'Italia, tanto che nel maggio trenta delegati delle banche popolari si riunirono a Torino, la nascita di un giornale attento alle finanze era un elisir per la milanesità che ormai aveva un cuore imprenditoriale. Si è detto che uno dei modelli del nuovo quotidiano fosse tedesco: in Germania dal luglio 1856, per iniziativa dei banchieri Sonnemann e Rosenthal, usciva il «Frankfurter
Geschäftsbericht». Offrì non pochi spunti.
«Il Sole», comunque, notò Piero Bairati, autore di una storia del giornale, prese avvio da un'idea del commerciante Gaetano Semenza. Nato nel 1826 a Sant'Angelo Lodigiano, amico di Mazzini, aveva la milanesità nel sangue. Come Beccaria o Manzoni, come chi aveva trasformato la Scala nel primo teatro del mondo. Semenza risiedeva a Londra a causa di non poche rogne per la sua fede repubblicana, era diventato ricco occupandosi del commercio delle sete e del finanziamento delle linee ferroviarie sarde. Interessò l'editore Francesco Vallardi e già alla fine del 1863 ne ottenne il sostegno. Bairati notò che la prima società editrice del giornale di cui si abbia notizia, nonostante «Il Sole» iniziasse le pubblicazioni il 1° agosto, fu costituita il 20 dicembre, con la denominazione di «Il Sole. Fratelli Pennocchio e Comp».
Che aggiungere? Lo spirito della milanesità, dopo aver fondato il quotidiano, si prese una vacanza. Si seppe che il 2 novembre 1865, al cimitero della Moiazza, oggi zona di Porta Garibaldi, dove avevano trovato sepoltura Beccaria e Parini, si era tornati ai vecchi affari. Un prete si presentò con un tavolo coperto da una tovaglia nera e con un teschio sopra. Vendeva biglietti per una lotteria a favore della anime dei defunti. L'iniziativa suscitò interesse. Anche perché il premio in palio era un maiale.
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