Cultura

Un rave per Orfeo sceso nell'Ade della Fiera di Genova

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Danza

Un rave per Orfeo sceso nell'Ade della Fiera di Genova

Genova è un pullulare di vita. Di cultura. Di bellezze artistiche. Di luoghi da scoprire e riscoprire. Come i Rolli, patrimonio dell'Unesco, i mille palazzi piccoli o imponenti, nascosti o visibili, al cui interno trionfano affreschi di varie epoche, e cortili che custodiscono la storia che l'hanno resa grande. Se poi dai suggestivi angoli dei Carruggi, con le sue mille botteghe, si scende al mare, lo scenario si apre sul luminoso porto fino ad arrivare a piazzale Kennedy.

Qui, all'interno dell'enorme spazio spoglio della Fiera di Genova contenitore improbabile di spettacolo, nell'ambito della prima edizione del Festival Internazionale di danza “Genova Outside(R) Dance(R)”, il Teatro della Tosse e la compagnia di Michela Lucenti Balletto Civile hanno sfidato l'enormità del padiglione Jean Nouvel coi suoi 11.000 metri quadrati e il suo vuoto architettonico, dando vita ad un monumentale evento teatrale facendo interagire mirabilmente danza, teatro, musica elettronica e arte visiva. E questa estensione urbana non convenzionale si è rivelata lo spazio ideale per una rappresentazione con l'idea di attraversamento.

Quale miglior opera, allora, dell'Orfeo e Euridice, per un percorso itinerante che dia il senso di un viaggio da compiere artisti e spettatori insieme? In nove stazioni “Orfeo rave” ripercorre il mito, narrato da Virgilio, del poeta e musicista sceso nell'Ade per strappare l'amata alla morte, tessendo una drammaturgia testuale e visiva che diventa rito collettivo. La peregrinazione inizia confluendo da un cunicolo in una stanza scura delimitata da teli di plastica, dove la Morte danza fra il pubblico accompagnata da breaker simboleggianti degli uccelli sinistri. Da qui, squarciati i teli, Michela Lucenti, narratrice e cantore, infine lei stessa Euridice, avvia quella discesa agli inferi scandita da diverse tappe che vedranno danzatori e attori dare corpo, voce, movimento contemporaneo alla storia di un uomo “che ha paura tanto dell'amore quanto della morte, perché in entrambi i casi teme di perdere se stesso”.

Lo spettacolo muove da questa riflessione e dalla domanda: «e se Orfeo non fosse sceso nell'Ade per riportare in vita Euridice, ma per ritrovare una parte di sé che non esisteva più? Forse cercava il suo stesso dolore; e quando lo ha trovato, non ha potuto fare altro che voltarsi, per lasciarlo andare, gettandosi alle spalle quella parte di sé che era morta insieme a Euridice». Lo scontro finale sarà con le vendicative Baccanti che faranno a pezzi Orfeo per aver rivelato la propria verità, per essersi negato al sentimento. Ma prima avremo attraversato la stazione in cui, sotto dei ponteggi affollati da figure mascherate e in lustrini, Apollo, dipinto di oro come un oracolo, celebrerà il matrimonio tra i due amanti; poi, seduto su una pedana sospesa nel vuoto da delle catene, avremo ascoltato la confessione di Aristeo, dalla cadenza veneta, per discolparsi del suo crimine; quindi, in un salotto malconcio e davanti alla tv, Ade e Persefone, i custodi dell'Oltretomba, ormai anziani, li ascolteremo parlare tra di loro e rivolti al pubblico come una coppia di oggi coi propri malanni.

A questa surreale e divertente scena segue l'ingresso di Ermes-patologo col responso medico sulla morte di Euridice. Arriva da un lungo corridoio di vetro per poi calarsi da un ascensore seguito da una telecamera che lo riprende proiettandolo su un grande schermo. Passati dei cancelli di ferro ecco giungere all'ingresso degli inferi: un obitorio dove Orfeo, aggirandosi disperato tra i carrelli sui quali sono stesi venti salme coperte da lenzuola bianche, cerca la sua sposa. Prima di trovarne il corpo, abbracciarlo, quindi sfuggirgli, avrà risvegliato le altre anime, ciascuna delle quali urlerà la propria storia. Il tratto finale è una lunga frenetica danza al seguito di un fantoccio raffigurante la Morte, che ci condurrà vicino ad un palco sovrastato da casse amplificatrici e da un grappolo sopraelevato di fari. Appare Bacca in un dialogo urlato con Ermes al quale domanda perché Orfeo si è voltato. Sentitasi tradita e infuriata per la rivelazione che «Orfeo cercava solo se stesso e l'ha capito quando ha visto la luce del giorno», il suono potente di una musica techno avvierà il rave col rito distruttivo delle Baccanti sbucate da dei tombini. Una danza liberatrice che chiude uno spettacolo di grande impatto, di intelligente resa scenica, seguito da un pubblico accorso numerosissimo.

“Orfeo rave”, di Emanuele Conte e Michela Lucenti, testi di Elisa D'Andrea ed Emanuele Conte, impianto scenico Emanuele Conte, coreografie Michela Lucenti, costumi Daniela De Blasio e Bruno Cereseto, luci Cristian Zucaro, musiche originali ed elaborazioni musicali Tiziano Scali e Federico Fantuz, video Luca Riccio. Produzione Fondazione Luzzati–Teatro della Tosse e Balletto Civile.

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