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Ritratti letterari a regola d’arte

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Ritratti letterari a regola d’arte

Daguerréotype di Giuseppe Marcenaro è una galleria di venticinque ritratti di scrittori europei dal Settecento al Novecento, da Cagliostro e Joseph de Maistre a Wittgenstein e Céline, passando per Rimbaud, Tolstoj, Svevo, Zweig e il giapponese emulo di d’Annunzio e di Mussolini Harukichi Shimoi.

Marcenaro coltiva con precisione ed estro la sapiente arte del ritratto letterario. Egli ricostruisce il profilo degli autori e della loro epoca, ne percorre i dati biografici e le doti artistiche, spesso muovendo da episodi, personaggi e testi periferici, da lati minori e talvolta oscuri della vita e delle opere. Marcenaro compone quadri storici e descrizioni personali di notevole fascino, procedendo per indizi, «segreti», «eroismi e misfatti» via via svelati e commentati.

Stendhal è uno degli autori preferiti, che lega come un filo rosso l’intero libro. Il suo ritratto non si basa sulle opere più celebri, come Il Rosso e il Nero e la Certosa di Parma, solo sfiorate o alluse. Dello scrittore e console francese Marcenaro racconta l’uomo innamorato dell’Italia, di Milano, dell’arte e delle donne, sensuale e non sempre fortunato, in amore, negli incarichi politici, nei riconoscimenti pubblici. Marcenaro si sofferma in particolare sui viaggi francesi di Stendhal, nati da ragioni economiche e anche dal tentativo di affezionarsi al proprio Paese. Attraverso il resoconto di un’opera che fu, in vita, un piccolo fallimento e che lo scrittore non riuscì a stampare (il Voyage dans le Midi de la France), Marcenaro compie un affondo su quella che è una straordinaria qualità di Stendhal: l’arte della citazione. Stendhal “ruba” idee e testi da una quantità di autori facendoli propri e quei testi e quegli autori, per lo più oggi ignoti o dimenticati, riusati da Stendhal riprendono vita.

Marcenaro tratta una questione fondamentale della creazione e della critica letteraria, che interessa molti autori antichi e moderni. Spesso gli studiosi si indirizzano giustamente all’identificazione delle fonti letterarie dei grandi scrittori; tuttavia troppe volte si sottovaluta che le fonti sono importanti perché è stato il grande scrittore a reinterpretarle e farle rivivere; quindi ciò che conta è sottolineare nell’eventuale plagio il salto espressivo della nuova invenzione, poiché è quest’ultima che ci emoziona, non la prima. In quest’ottica il saggio di Marcenaro su Stendhal è esemplare.

Marcenaro racconta sovente imprese disgraziate e passaggi critici delle vite che presenta. Talvolta anche i paradossi di esistenze che sembrano perdenti e che invece consegnano a fama duratura scrittori che in vita hanno avuto scarsa o alterna sorte. Un esempio è quello di Lorenzo da Ponte, autore di una delle più belle e scanzonate autobiografie tra Sette e Ottocento. Da Ponte visse una lunga vita (1749-1838), segnata da alcuni successi e parecchi smacchi e debiti, finita in povertà e oblio nei nascenti Stati Uniti. Eppure restano capolavori indimenticabili i libretti delle opere (Le nozze di Figaro, il Don Giovanni, Così fan tutte) che in un breve arco di anni (1786-1790) egli ebbe la fortuna e il merito di firmare per Mozart.

A Da Ponte è collegato anche un altro capolavoro della letteratura europea quale l’Histoire de ma vie di Giacomo Casanova, oggi valorizzata soprattutto in Francia dopo l’acquisto del manoscritto originale da parte della Biblioteca Nazionale di Parigi. Marcenaro si colloca nella scia di autorevoli casanovisti quali Giovanni Comisso e Piero Chiara e disegna il profilo dell’avventuriero e scrittore veneziano concentrandosi sugli anni conclusivi vissuti come bibliotecario nel Castello di Dux in Boemia. Anni difficili per i dolori della vecchiaia e per le numerose vessazioni subite e tuttavia felicissimi sul piano creativo, tanto da produrre una delle opere più avvincenti del Settecento.

Illuminanti le pagine su Lord Byron, il poeta romantico morto per l’indipendenza greca di cui si traccia un ritratto alternativo, a cominciare dal giudizio deludente sull’uomo rispetto all’artista pronunciato da alcune frustrate ammiratrici. Marcenaro ne rivela e indaga il carattere intimo e la natura omosessuale, omessa per oltre un secolo e solo da qualche decennio riconosciuta senza enfasi scandalistiche e con scrupolo documentario, al fine di comprenderne meglio la biografia e le opere. In tempi più vicini spicca la raffigurazione di Walter Benjamin durante gli ultimi giorni di una impossibile fuga dalla catastrofe provocata dal nazismo, vittima dell’«irreversibile frana» della civiltà europea; e sono considerevoli i profili del poeta romano Giorgio Vigolo, «incatalogabile», che «visse sempre al margine dell’avventura letteraria italiana del Novecento. Assente e presente ad un tempo»; e di Ernst Jünger, morto a centotre anni nel 1998, la cui controversa opera è la «solenne radiografia di tutte le lacerazioni, le scissioni, le tragiche contraddizioni di un secolo».

I dagherrotipi di Marcenaro sono i ritratti stesi dall’autore e insieme le numerose «duplicazioni del mondo» fotografiche che li accompagnano e a cui è dedicato il ritratto di Nadar (altre moltiplicazioni sono nei frequenti pseudonimi degli autori). Nel libro le riproduzioni non sono poste in appendice o in sezioni staccate ma dentro il testo, come parti necessarie del discorso, al modo virtuoso di Austerlitz di Sebald e di Viaggio in un paesaggio terrestre di Giorgio Messori e Vittore Fossati.

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