
La libertà del nostro scontento colpisce anche in Polonia. Donne e uomini infelici, smarriti, incapaci di dare
 un senso alle loro vite.
 Soprattutto chi si è affidato,
 anima e corpo, ai nuovi (eterni?) miti del successo a ogni costo,
 senza farsi scrupolo di usare gli altri, anima e corpo, ai propri fini.
 Zanussi, da oltre mezzo secolo testimone attento dei cambiamenti del suo Paese, inchioda i suoi personaggi alle loro (ir)responsabilità.
 La giovane manager di una
 multinazionale, bella intelligente perversa, non riesce a farsi
 una ragione di come un bel ragazzo italiano, suo sottoposto, riesca
 a resisterle: possibile che esistano ancora persone che vogliono
 qualcosa di più, oltre i soldi
 e il potere? Il “bel ragazzo italiano” vuole effettivamente qualcosa
 di molto di più. È arrivato in Polonia per stare vicino alla donna che ama, entrata da poco in convento.
 Scelta non facile, perché il mondo
 le si presenta con tutte le sue
 lusinghe; e soprattutto il padre
 la considera una pazza, un’invasata che si sta rovinando l’avvenire. Nessuno sa con certezza qual è
 la strada giusta.
 Il dubbio è il protagonista assoluto,
 e si insinua tra la luce abbagliante dell’inizio solare, su un’isola
 del Mediterraneo, e il buio
 degli interni e delle notti di Varsavia. La fede del passato, quella fede straordinaria che ha permesso
 di abbattere il moloch comunista, non c’è più. Ora sono rimasti
 solo vagiti, ansie, laceranti desideri di liberazione interiore.
 Il benessere, l’agognato benessere
 è stato raggiunto. Ma gli altri,
 non più compagni di battaglie
 né fratelli di fede, sono ritornati
 a essere un pericolo, una minaccia. Fino alla prossima rivoluzione,
 che questa volta potrà e dovrà essere soprattutto interiore.
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