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Saint-Martin, «L'uomo di desiderio»

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Saint-Martin, «L'uomo di desiderio»

C'è un giudizio di Joseph de Maistre, il filosofo passato alla storia per “Le Serate di San Pietroburgo” e amato da Baudelaire (confessò come la lettura di questo autore gli avesse insegnato a pensare), che dovrebbe farci riflettere. Riguarda Louis Claude de Saint-Martin. Lo considera: “Il più istruito, il più saggio, il più elegante dei teosofi”. Balzac lo lesse attentamente e deve molto a sua volta a codesto singolare letterato, e non soltanto per “Séraphita”; i romantici tedeschi, inoltre, ne subirono un deciso influsso, come è facile riscontrare nell'opera del filosofo monacense Franz von Baader.

Ma chi era Louis Claude de Saint-Martin? Nato ad Amboise nel 1743, la sua formazione fu notevolmente influenzata dal maestro di scienze occulte Martinez de Pasqualis (o Martinès de Pasqually), al quale contesterà in una fase successiva la tendenza a materializzare la teurgia; inoltre si avvicinò alle idee del medico Franz Anton Mesmer, celebre allora per le sue teorie sul magnetismo. Louis Claude trovò la propria vocazione approfondendo le speculazioni mistico-teosofiche, meditò Swedenborg e, tra l'altro, collaborò alle logge massoniche del “Rito di Cohen”. Successivamente scoprì il misticismo di Jacob Böhme, il medesimo che sarà posto come l'inizio della filosofia moderna tedesca da Hegel, dal quale ricevette forse l'influsso più forte, tanto che ritenne opportuno impegnarsi nella traduzione in francese delle sue opere.

Aggiungiamo che in italiano circolano diverse versioni degli scritti di Saint-Martin; inoltre non si deve dimenticare il Martinismo, una “via iniziatica” cristiana, che prende le mosse dalla sua spiritualità. Nasce nel 1881 in Francia per iniziativa dell'esoterista Papus, al secolo Gérard Encausse, che fonda appunto l'Ordine Martinista, il quale si è poi diffuso in ogni parte del mondo.

Si torna a parlare di Saint-Martin per una nuova traduzione di una sua opera a cura di Matteo Ranalli: “L'uomo di desiderio” (Jouvence, pp. 256, euro 22). Pagine scritte nel 1790, che riflettono più di molte altre lo spirito esoterico dell'Occidente, sono composte da 301 “cantiques”, o brevi capitoli, che si possono leggere anche in ordine non cronologico. Con essi si comprende meglio quanto intuì Saint-Martin: l'uomo è un dio decaduto che aspira a ritornare all'unità da cui è uscito e la via che dovrà percorrere per realizzare questa “reintegrazione” è l'estasi. La materia cerca di impedire il ricongiungimento al divino, ma essa non è una realtà che la possa fermare, giacché va considerata al pari di una serie di sensazioni, quasi un velo, qualcosa insomma che lo slancio mistico riesce a dissipare.

“L'uomo di desiderio”
a cura di Matteo Ranalli
Jouvence
Pp. 256
Euro 22

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