Cultura

Larraín firma un grande biopic su Neruda

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Festival di Cannes

Larraín firma un grande biopic su Neruda

In un grande Festival come quello di Cannes, può anche succedere che i film migliori e maggiormente apprezzati dalla critica non siano in concorso: in questa edizione è capitato con «Neruda» di Pablo Larraín, inserito tra i titoli della Quinzaine des Réalisateurs.

Notevole e anticonvenzionale biopic sul grande poeta e politico cileno, il film si focalizza sulla fuga di Neruda dalle autorità: comunista e inviso al governo di Videla, diventa un bersaglio e sarà costretto a scappare dal suo paese.
Il film si concentra sul detective chiamato a cercarlo e arrestarlo: un personaggio di finzione che racconta in prima persona la sua “caccia all'uomo”, deciso a farsi un nome catturando Pablo Neruda.

Dopo «Il club», presentato al Festival di Berlino 2015, Larraín si conferma uno dei registi più in forma del cinema contemporaneo, abile nel raccontare la storia del suo paese con una forza narrativa ed estetica davvero impressionante. Gli impeccabili tempi di montaggio, la fotografia suggestiva e i dialoghi profondi sono soltanto alcune delle qualità di un lungometraggio potente e poetico, girato “alla maniera di Neruda” e ricco di sequenze toccanti al punto giusto. Dotato di un climax crescente, «Neruda» ha un'ultima parte memorabile, dalle atmosfere western e avvincenti più che mai. All'ottimo risultato complessivo concorrono anche gli attori, tutti intensi e perfettamente in parte (soprattutto Gael García Bernal, che interpreta il detective).

In concorso, invece, ha trovato spazio il tedesco «Toni Erdmann» di Maren Ade. Al centro della trama c'è un padre che si preoccupa per la figlia Ines, dipendente di una società di revisione a Bucarest, che pensa soltanto al lavoro. Sotto le mentite spoglie di Toni Erdmann, inizierà a bersagliarla con un'interminabile serie di scherzi per farle capire cosa conta davvero nella vita. Commedia dagli spunti interessanti, l'opera terza di Maren Ade è una pellicola che ha momenti divertenti e decisamente originali. L'eccessiva lunghezza e la staticità della seconda parte limitano il risultato complessivo, ma le risate non sono mancate e neanche gli applausi al termine della proiezione per la stampa. Proprio per la sua natura di lungometraggio fuori dagli schemi potrebbe trovare posto nel palmarès finale.

Del tutto inconsistente, invece, è «Mal de pierres» di Nicole Garcia con Marion Cotillard. L'attrice interpreta Gabrielle, una ragazza romantica che viene costretta dalla sua famiglia a sposare un uomo che non ama. La sua ricerca del vero amore, però, non si spegne e quando conosce un reduce della guerra indocinese, la passione è pronta ad accendersi. Fiacco e convenzionale melodramma, «Mal de pierres» è un film di cui ci si dimentica in fretta: la messinscena laccata della regista francese è forzata e mai suggestiva, il copione scontato e anche gli attori recitano col pilota automatico. A oggi, il titolo più scarso della competizione transalpina.

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